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L’allarme del Comune: «I conigli invadono la città»

Per l’assessore Tomasi le bestiole «sono arrivate al Not, all’Arcivescovile e alle Albere». L’appello alla Provincia: «Deve intervenire in modo sistematico». Ipotesi anticoncezionali


di Luca Marognoli


TRENTO. L’“emergenza conigli” si allarga: dopo avere invaso il cimitero, le bestiole (che il dirigente dei Servizi funerari Carmelo Passalacqua precisa non essere roditori ma lagomorfi, cioè “a forma di lepre”) hanno preso di mira altre aree limitrofe, sia a sud che a nord. La denuncia viene dallo stesso Comune, cui è toccata la patata bollente (verrebbe da dire carota, vista la situazione) di intervenire, in collaborazione con la Lav, per catturare gli animali sconfinati nel camposanto, un centinaio secondo una stima per eccesso. «Sono arrivati al Not, all’Arcivescovile e alle Albere», afferma l’assessore ai servizi funerari Renato Tomasi. Che invita Piazza Dante a prendere le opportune contromisure: «La Provincia - attacca - dovrà intervenire in maniera più sistematica».

Secondo la dirigente del servizio Ambiente Luisella Codolo, la grande colonia di conigli - dalla quale alcuni tra gli elementi più “intraprendenti” sono partiti per allargare il loro raggio di azione - deriva da rilasci effettuati dai cacciatori negli anni Cinquanta e Sessanta lungo gli argini dell’Adige. Fatto sta che chi frequenta le “roste”, podisti e camminatori soprattutto, è abituato da lustri a vedere questi animali sbucare in cerca di cibo dalle tane o dai cespugli lungo il fiume.

Appassionati di altri sport affermano che i conigli fanno qualche comparsata anche al vicino Briamasco, mentre c’è chi assicura di averli visti addirittura in via santa Croce, tra le aiuole. Si tratta di luoghi dove la presenza dei “lagomorfi” è anomala, come lo è al cimitero, con la differenza che in quest’ultimo luogo - spiegano Tomasi e Passalacqua - recano un particolare disturbo, urtando la sensibilità di alcuni cittadini che lamentano la presenza di animali in un luogo sacro. Aldilà di una questione di decoro, ce n’è anche una più pratica legata ai danni che le zampe delle bestiole causano scavando sui lati delle tombe. Per non parlare delle piante divorate, come i crisantemi che a centinaia decorano le tombe, a quanto pare graditissimi dai conigli. Ma c’è anche una parte di popolazione - non si sa se minoritaria - che ha confessato a Passalacqua e al personale cimiteriale di apprezzare la presenza di questi animali, perché darebbe un “tocco di vita” nella città dei morti.

Tornando all’intervento di cattura in corso al cimitero, l’assessore Tomasi ha ricordato quanto sia stato complicato trovare appigli normativi: la legge provinciale stabilisce infatti che si possano catturare animali selvatici solo nel caso in cui questi gravitino in zone ad interesse storico, artistico oppure vi sia un rischio per la salute. «L'Azienda sanitaria ha autorizzato il Comune alla cattura di alcuni esemplari per verificarne le condizioni di salute. In questo modo il sindaco ha potuto firmare un’ordinanza urgente per ragioni igienico sanitarie». Un intervento comunque “tampone”. La dirigente Codolo e l’assessore Marchesi hanno infatti informato che, per il futuro, si sta pensando ad un’azione a monte, probabilmente con il ricorso ad esche contenenti anticoncezionali.













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