L’agricoltura sociale e bio di Terre Altre

La coop nata dal progetto «Antiche Radici» occupa soggetti svantaggiati per recuperare coltivazioni tipiche di montagna


di Monica Gabrielli


VAL DI FIEMME. In molti hanno avuto modo di conoscerne i prodotti tra le bancarelle del mercato contadino di quest’estate. Terre Altre, cooperativa sociale e al contempo impresa agricola costituita nel marzo di quest’anno, è la nuova sfida nata dal progetto “Antiche Radici” della cooperativa sociale Oltre, con l’obiettivo di recuperare e mantenere la memoria storica e l’identità della valle come territorio storicamente dedito all’agricoltura di montagna e allo stesso tempo diventare un’opportunità di lavoro per i soggetti più fragili, di cui da anni si interessa Oltre.

La cooperativa coltiva circa un ettaro di terra nel vivaio forestale di Masi di Cavalese e altri campi più piccoli in Fiemme e Fassa. La produzione va dalle piante officinali e aromatiche fino ai cereali autoctoni (grano di Fiemme ed orzo Capriana), dalle piante da frutto tradizionali (come antiche varietà di pere e di mele), a piante ad uso tessile. Una parte dei terreni è stata, invece, mantenuta seminata a prato, con fioriture che attirano farfalle, api e altri insetti utili alla coltivazione biodinamica delle piante. Con una parte della produzione si fanno olii essenziali, tisane, infusi, marmellate, sciroppi, creme di verdure, prodotti fitoterapici, cosmetici che vengono venduti insieme agli ortaggi freschi nei mercati contadini della zona, ad alberghi e ristoranti e presso gruppi di acquisto solidali. Ma l’obiettivo di Terre Altre non è limitato alla produzione. «L’agricoltura sociale trova le sue radici più remote nelle forme di solidarietà e nei valori di reciprocità, gratuità e mutuo aiuto che caratterizzano da sempre le aree montane. Puntiamo, quindi, a costruire percorsi di integrazione e inclusione sociale e lavorativa, avvicinando le persone più fragili al mercato del lavoro, per tornare, se possibile, a una piena autonomia di vita. L’inserimento in cooperativa di tipo B (che deve impiegare almeno il 30% di persone svantaggiate) è, infatti, propedeutico a un loro eventuale impiego futuro in aziende private», spiega la presidente di Terre Altre, Alessandra Dellafior.

Il nome “Terre Altre” riassume in due parole tutti gli obiettivi, il territorio dove opera, ma anche il modo diverso di lavorare la terra, basato sull’agricoltura biodinamica e in armonia con l’ambiente. L’aggettivo “altre” si rifà però anche a valori differenti con cui questo progetto si pone nel contesto socio-economico delle due valli.

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