Jan Korbel l’alta ricerca al Muse 

La conferenza del ricercatore inaugura la collaborazione con fondazione Pezcoller


di Alice Sommavilla


TRENTO. Sarà Jan Korbel, il vincitore del premio Pezcoller del 2018 ad inaugurare la nuova collaborazione scientifica tra fondazione Pezcoller e Muse, con una conferenza pubblica che si terrà proprio al Muse il prossimo 15 novembre.

«Il dottor Korbel è un giovane ricercatore specializzato in biotecnologie mediche - spiega Enzo Galligioni, presidente della fondazione - ma non solo, è infatti uno dei maggiori esperti di convergence science, termine che designa la collaborazione integrata tra un molteplicità di discipline tradizionali come chimica, biologia, genetica, matematica e molte altre, con lo scopo di andare all'origine del genoma umano e capire che cosa caratterizza la nostra diversità.

A seconda dei dati del patrimonio genetico, infatti, ogni persona presenta caratteristiche e risposte diverse a malattie o terapie come quelle per combattere il cancro, patologia che la fondazione da sempre si impegna a studiare attraverso innumerevoli attività di ricerca. Ogni due anni, in collaborazione con l'associazione europea per la ricerca sul cancro, la fondazione sceglie di premiare un giovane ricercatore europeo che abbia ottenuto risultati di eccellenza nella ricerca sul cancro».

Muse e fondazione Pezcoller rappresentano due eccellenze trentine che hanno deciso di unire le forze per un fine comune, come spiega Michele Lanzingher, direttore del Muse: «Il nostro obiettivo è quello di rendere accessibili a tutta la popolazioni, argomenti e progressi scientifici che altrimenti rimarrebbero riservati solamente agli addetti ai lavori».

Primo passo per siglare la collaborazione quindi, l'incontro pubblico di Korbel, evento che si inserisce all'interno delle iniziative della mostra sul genoma umano, curata dalla dottoressa Patrizia Famà, che conclude: «Si tratta di un'occasione preziosa per portare al pubblico una serie di temi che riguardano tutti noi, ma a causa della loro specificità sono difficilmente accessibili.

Ci auguriamo di andare verso quella che definiamo ricerca partecipata, un percorso in cui il pubblico non è solo spettatore passivo ma partecipa attivamente per comprendere dove sta andando e dove andrà nei prossimi anni, la ricerca».

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