«Islam, pensiero aperto a libertà e democrazia»

Il professor Campanini: «I terroristi? Possono essere anche schegge impazzite. George Bush la causa del disastro»


di Paolo Piffer


TRENTO. A metà marzo sarà in libreria l’edizione aggiornata all’ultimo secondo, o quasi, della sua “Storia del Medio Oriente”. Ma Massimo Campanini, milanese, docente di Storia dei paesi islamici alla facoltà di Lettere dell’università di Trento, è autore di numerosi altri saggi su quel pezzo di mondo al centro di turbolenze, guerre e sommovimenti da anni ma anche ricco di una grande e millenaria cultura.

Professore, c’era da aspettarselo quello che è successo a Parigi?

Alla sua domanda rispondo con altre. Ma siamo sicuri che questi qui non siano, piuttosto, che delle schegge impazzite? Siamo proprio sicuri che alle spalle ci sia un disegno calcolato da un burattinaio che ha organizzato tutto?

E che risposte si è dato?

Bisogna verificare bene. Non sia mai che venga fuori che questi altro non sono che dei pazzi criminali che hanno deciso per loro conto di fare un’azione clamorosa. Comunque sia, è chiaro che ci sono delle organizzazioni che hanno l’interesse a seminare il terrore in Europa. Anche se bisogna aggiungere che l’Isis, almeno finora, non ha manifestato interesse ad una internazionalizzazione del terrorismo. Semmai, era il piano di Al Qaeda.

C’entrano, o no, questi terroristi, con l’Islam?

L’Islam come cultura, civiltà e religione non c’entra assolutamente nulla con il terrorismo. Le cito un versetto del Corano (5-32): “Colui il quale ha ucciso qualcuno senza motivo è come avesse ucciso l’umanità intera”. È chiaro che se questi criminali pretendono di fare quello che fanno richiamandosi al Corano e dichiarandosi musulmani si mettono automaticamente al di fuori dell’Islam. Dicono il falso.

Libertà e Islam possono andare d’accordo?

Tra la fine Ottocento e i primi del Novecento, con l’occupazione coloniale, il concetto di libertà è stato assimilato dal mondo musulmano e c’è stata una corrente di liberalismo arabo-islamico il cui centro è stato l’Egitto. Non esiste, scorrendo i testi, nessuna espressione coranica che può essere considerata alternativa o non in grado di accettare il concetto di libertà. Cito ancora dal Corano (49-13): “Vi ho creati da un maschio e da una femmina (è Dio che parla, ndr). E ho fatto di voi popoli e tribù affinché vi conosceste a vicenda”. E’ un versetto che va nella direzione della necessità che gli uomini si conoscano l’un l’altro e si rispettino.

Anche alla luce delle rivoluzioni arabe, il concetto di democrazia appartiene, o no, all’Islam?

Il pensiero islamico classico ha in sé una serie di concetti radicati che sono potenzialmente compatibili con la democrazia: consultazione, consenso, elezione e bene pubblico. La differenza sostanziale è che nella prospettiva islamica il detentore della sovranità è Dio e non il popolo. Nel senso che il popolo riceve l’autorizzazione a gestire il potere in nome di Dio. Il nodo è questo. E comunque, in età contemporanea questo pensiero viene negato dalle frange iperfondamentaliste che non c’entrano nulla con il Corano.

Parafrasando Voltaire, non la penserò come te ma sono disposto a tutto affinché tu possa esprimere liberamente il tuo pensiero, è un principio applicabile alla realtà islamica?

L’Islam è plurale, non è un monolite, come d’altronde il cristianesimo. Però, per la maggioranza dei musulmani quanto detto da Voltaire è applicabile. C’è una minoranza che invece dice di no, anche in maniera violenta.

Non è che anche l’Occidente abbia contribuito a creare questi “mostri”?

Certo. Non solo per via del colonialismo. La madre del disastro ha un nome e cognome, George Bush junior. Con le “sue” guerre ha aperto un vaso di Pandora che sarà molto difficile chiudere.













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