Internet: parte da Trento la caccia ai «ladri di identità»

Nasce un gruppo di ricerca universitario sull'«e-crime» finanziato dall'Unione europea e dalle compagnie telefoniche che scandaglierà Facebook e Myspace. Il danno stimato dei furti d'identità è di 210 milioni di euro solo nel 2010



TRENTO. Altro che "vecchie" truffe e raggiri sull'identità, ormai i ladri preferiscono il web, così invitante ma anche così pericoloso. E contro le frodi online, che stanno crescendo ormai in maniera esponenziale, l'università di Trento apre un nuovo gruppo di ricerca proprio sulla "e-criminology" - denominato eCrime - per mettere insieme le conoscenze di criminologia tradizionali con l'informatica.

Da Facebook a Myspace, infatti, i furti d'identità creano danni stimati in 210 milioni di euro solo nel 2010. Ma oltre al danno economico, crescono anche i casi di adescamento e stalking con ripercussioni indirette, spesso pesanti, dal punto di vista emotivo, psicologico e persino giuridico.

Il lavoro del gruppo eCrime si occuperà di analizzare i reati connessi all'informatica e alle moderne modalità di commissione di delitti "classici", ma anche di studiare nel dettaglio autori e vittime di reato all'epoca della società dell'informazione. Proprio in questi giorni il gruppo eCrime si è aggiudicato un progetto di ricerca europeo sui crimini di identità, finanziato dalla Commissione europea nell'ambito di un vasto programma di prevenzione e lotta alla criminalità.

I risultati serviranno a comprendere meglio un fenomeno diffuso quanto poco conosciuto, le frodi in danno dell'identità, che avvengono quando qualcuno usurpa l'identità altrui per ricevere un vantaggio illecito. Il progetto triennale, coordinato da eCrime, realizzerà e testerà moduli di raccolta dati via web sui crimini di identità, contro le persone e contro le aziende, che dovrebbero diventare la base di un modello di raccolta dati europeo. Svilupperà e fornirà alle aziende anche un sistema informativo di allerta per la prevenzione dei crimini di identità.

La ricerca è stata finanziata dall'Unione europea con 200 mila euro e riceverà ulteriori contributi da importanti aziende telefoniche nazionali - Telecom, Vodafone, Wind - e dal Consorzio per la Tutela del Credito, che hanno deciso di fare parte dello studio.
«Non ci occuperemo soltanto di criminalità informatica o di reati vecchi perpetrati con strumenti nuovi, come il cyber-riciclaggio o la pedopornografia online» - commenta Andrea Di Nicola, coordinatore del nuovo gruppo di ricerca e docente di criminologia alla Facoltà di Giurisprudenza - «ma analizzeremo anche come la società dell'informazione, pervasiva, stia cambiando i comportamenti criminali e il modo di organizzarli e quelli delle vittime».

Oltre a Di Nicola, tra i membri interni all'Università di Trento, anche il professor Giuseppe Espa (Facoltà di Economia) e il professor Fausto Giunchiglia (Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali).













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