Inps, caccia ai furbetti della pensione

Trento, partiti 25 mila controlli. Già recuperati oltre 13 milioni di euro


Luca Franchini


TRENTO. Vero che il fenomeno degli indebiti è un fenomeno ordinario, ma è altrettanto vero che 23 milioni di euro sono 23 milioni di euro, soprattutto di questi tempi. E questa, per l'appunto, è la cifra del potenziale recupero di pagamenti indebiti che l'Inps ha già avviato in merito alla verifica delle situazioni reddituali incidenti sulle prestazioni pensionistiche, effettuate ogni anno. In sintesi, la sede Inps di Trento sta attualmente vagliando circa 25 mila posizioni, per un potenziale recupero di oltre 20 milioni di euro.

Delle 25 mila posizioni a cui si fa riferimento, 13 mila sono già state istruite e, di conseguenza, è già stato avviato il recupero degli indebiti, quantificato in 13 milioni di euro (una media di 1000 euro a posizione). Per le restanti 12mila, invece, sta per essere avviata la fase istruttoria, con un recupero stimato attorno ad altri 10 milioni di euro: ecco, dunque, il totale di 23 milioni.

«Le prestazioni pensionistiche vengono erogate in modo anticipato - spiega la dottoressa Cinzia Gianelli, responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne dell'Inps regionale -, mentre la verifica dei redditi viene fatta a posteriori. I trattamenti pensionistici soggetti alla verifica sono ovviamente quelli influenzati dai redditi dei beneficari. I casi vanno verificati singolarmente e, a dire il vero, ci sono anche posizioni di credito, anche se meno ricorrenti e di valore meno rilevante». Certo la cifra (23 milioni di euro) non passa inosservata. «La cifra del recupero indebiti non è di poco conto - conclude Cinzia Gianelli -, ma tendo a precisare che si tratta di un fenomeno ordinario, che d'ora in poi si dovrebbe riuscire a contrastare grazie alle nuove normative. In futuro, infatti, l'erogazione potrà essere fatta sulla base degli importi depositati nel casellario pensionistico, con minori possibilità che si verifichino degli indebiti».

Il problema c'è e va risolto. Ma da dove nasce? «Ogni anno vengono fatte le necessarie verifiche reddituali - precisa il direttore dell'Inps regionale Gaetano Guerriero -. I pensionati sono tenuti a presentare il modello Red: una volta era ogni tre anni, ora ogni anno, in quanto altrimenti eravamo costretti ad aspettare almeno quattro anni per poter eseguire dei controlli incrociati con l'Agenzia delle Entrate. Per non dover andare a fare dei recuperi troppo datati, la legge ha previsto che i pensionati debbano presentare ogni anno il modello Red. Il problema è che c'è chi lo fa e chi no, vuoi per dimenticanza o per altro. Così, semplicemente così, si crea l'indebito ed andiamo pertanto a fare dei recuperi su quello che è stato pagato in più».

Redditi che cambiano, quindi, e cambiamenti che non vengono comunicati. «Tendenzialmente - conclude Guerriero - non andiamo a toccare le pensioni dei novantenni. I redditi ad un certo punto della vita possono non cambiare, ma ci sono altresì molti eventi che possono portare ad aumento di reddito, anche quando una persona ha terminato di lavorare. Nuove proprietà, eredità e quant'altro. Il nocciolo della questione sta tutto qui». A dare una mano anche nella tempestività dei controlli e quindi ad una corretta erogazione delle pensioni contribuirà anche l'accelerazione informatica a cui l'Inps sta lavorando. Già dal 30 settembre le domande di prestazione pensionistica vanno presentate solo via web. Qualche problema sarà inevitabile, ma il futuro è segnato dall'uso di internet e del pc.













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