In Trentino un centro di cura contro l'azzardo

Il fenomeno fa paura, i Consigli di Trento e Rovereto chiedono un freno con una mozione bipartisan analoga a quella già in vigore a Bolzano, che però è stata impugnata dalla Corte costituzionale


Alessandro Maranesi


TRENTO. Una mozione talmente bipartisan che tocca i consigli comunali dei due principali centri della provincia, Trento e Rovereto, oltre che i rappresentanti della destra, del centro e della sinistra.

Tutti uniti contro gli eccessi del gioco d'azzardo. Un problema sociale che si inserisce nel capitolo delle cosiddette nuove dipendenze di cui molto si parla ma su cui poco si fa. Basta guardare qualche cifra per rendersi conto che il fenomeno è di quelli che dovrebbero far preoccupare: nel 2009 in Italia si è giocato per 54,4 miliardi di euro.

Con numeri in costante ascesa. Spiega Eleonora Angeli, consigliere comunale a Trento per l'Upt e prima firmataria delle mozione: «Non tutti quelli che giocano lo fanno in modo patologico, sia ben chiaro. E noi non vogliamo condurre battaglie ideologiche contro il gioco. Però vogliamo intervenire sull'eccesso che constatiamo anche sul nostro territorio e che ci preoccupa sempre di più». Preoccupa anche perché il Comune e la Provincia, nonostante lo statuto di autonomia, ben poco possono fare su quello che invece in questo caso è deciso e dipende da Roma. A tal punto che una normativa più stringente approvata sul tema a Bolzano è stata impugnata ed ora è al vaglio della Corte costituzionale. Del resto in Trentino mancano ancora statistiche precise che permettano di tracciare l'identikit del giocatore seriale. Un dato però è certo: anche qui si gioca sempre di più.

Tra il 2008 e il 2009, infatti, si è speso il 12,9% in gioco d'azzardo in più, per un totale di 756 milioni di euro ma quello che spaventa di più forse è un altro dato: al Sert di Trento si presentano sempre di più donne, oppure persone in posizioni economiche e sociali fragili. E, anche a causa della diffusione del gioco online, anche molti giovani. Partendo da questi dati le proposte presentate da Eleonora Angeli e Vittorio Brighi (Lega Nord) per il consiglio comunale di Trento e Michele Trentini ed Emilio Pontillo (Area di centro), Francesco Volani (Upt) per quello di Rovereto, sono chiare. Innanzitutto campagne di informazione, con la distribuzione di materiali atti alla prevenzione. Obbligando pure gli esercenti ad esporre opuscoli e decaloghi informativi sul gioco. Ma anche promuovendo il comportamento di quei commercianti che decidessero di togliere le slot machine dai locali o che si impegnassero a non installarne, magari permettendo loro di sfruttare il marchio "Trentino family". E poi verificando la possibilità di modificare il regolamento edilizio, costringendo chi volesse installare le machinette a farlo solo in locali difficilmente visibili dagli avventori. Ancora, una serie di proposte per la Provincia: innanzitutto di promuovere uno screening di ricerca sulla situazione trentina, una riorganizzazione del Sert (nato per l'assistenza alle tossicodipendenze) per farlo diventare un Dipartimento per tutte le dipendenze, come del resto già previsto dall'accordo Stato-regioni del 1999. E pensare ad un numero verde locale e a una struttura terapeutica per riabilitare dalle nuove dipendenze. Infine far sì che l'1% dei proventi fiscali di queste giocate venga usato per la prevenzione e riabilitazione dalla malattia del gioco.

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