In Trentino sono arrivati 212 profughi

Vengono accolti in strutture dedicate: il limite massimo è di 450


Jacopo Tomasi


TRENTO. In Libia è caccia al raìs, braccato dai ribelli che dopo aver preso Tripoli stanno assediando Sirte, la città natale del Colonnello Gheddafi. In Italia continuano a sbarcare profughi, fuggiti da guerra e disperazione. Il Trentino, attualmente, ne sta ospitando 212 in strutture dedicate diffuse su tutto il territorio provinciale. Ed è pronto ad ospitarne ancora. Nei prossimi mesi potrebbero arrivarne altrettanti, fino a raggiungere il tetto massimo previsto, fissato nell'accoglienza di 450 immigrati.

Così, mentre a livello internazionale emergono particolari agghiaccianti - come il "piano" di Gheddafi che voleva "usare" gli immigrati come rappresaglia contro l'Italia e l'Europa, trasformando Lampedusa in un inferno e costringendo alla morte migliaia di persone sui barconi della disperazione - i profughi arrivati in Trentino si stanno ambientando ed inserendo nella comunità locale. Nella nostra provincia sono arrivati soprattutto somali, ai quali, oltre a vitto ed alloggio, vengono garantite diverse attività quotidiane. Corsi d'italiano e corsi di avviamento al lavoro. In tutto questo il ruolo del Cinformi e della protezione civile è decisivo, ma ancor più prezioso - perché volontario - è il contributo di Croce Rossa e Caritas, in prima fila, e delle associazioni di immigrati presenti in Trentino (da La Savana a El Puerto...) che si danno da fare quotidianamente per rendere piacevole il soggiorno dei profughi.

Molti di loro, infatti, arrivano da anni di sofferenze e sacrifici. I somali, ad esempio, sono scappati da guerra e dittatura, hanno attraversato il deserto, lavorato anni per pagarsi il viaggio in mare, rischiato di morire nei barconi della disperazione. Molti di loro otterranno lo status di rifugiato politico e, terminato il percorso d'integrazione, potranno inserirsi nel mondo del lavoro. Altri dovranno invece tornare in patria.

Intanto, per chi è qui è fondamentale l'integrazione nella comunità trentina. E sono molte di più le note liete, rispetto a quelle stonate. I disordini creati a Trento, in piazza Dante, da 3 tunisini che sono poi stati espulsi, sono un atto isolato. Giorno dopo giorno i profughi si stanno facendo apprezzare dalla comunità. A Barco di Levico e a Vigo di Ton, ad esempio, sono state attivate esperienze estremamente positive e stimolanti. Questi immigrati - come ha ricordato don Sandro de Pretis, che si trova in un campo in Tunisia, a nove chilometri dal confine libico - «possono essere delle risorse per il nostro territorio, perché si tratta di giovani forti ed intelligenti».

Una risorsa e non un costo. Tanto che ieri è anche arrivato il versamento da parte dello Stato di un milione di euro alla Provincia finalizzato alla realizzazione di interventi a favore delle popolazioni del Nord Africa. Somme che serviranno per le attività promosse dal Cinformi, ma che in Trentino non sono indispensabili come in altre realtà grazie al lavoro delle associazioni di volontariato, sempre in prima fila.

L'assessore provinciale alla solidarietà, Lia Giovanazzi Beltrami, sottolinea la bontà dell'accoglienza trentina. «I 212 profughi arrivati fino ad ora in Trentino alloggiano in case di proprietà della Provincia, destinate agli immigrati, diffuse un po' in tutto il territorio provinciale. Grazie a Cinformi e protezione civile, ma anche al prezioso impegno del mondo del volontariato, riusciamo a garantire attività quotidiane che permettono a queste persone d'integrarsi. In alcune comunità sono diventate delle vere e proprie risorse. E questa è una bella cosa».













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