«In fuga dalla paura, vogliamo stare qui»

Lucia Bisini arriva da Cavezzo: il nostro è un paese fantasma, cerchiamo di ricominciare a Rovereto. Con un lavoro


di Giuliano Lott


ROVERETO. Lucia Bisini arriva da Cavezzo, in provincia di Modena. Uno dei comuni pressoché rasi al suolo dal terremoto di martedì. «Già dopo la prima scossa, quella del 20 maggio, una buona parte delle abitazioni erano inagibili. Oggi Cavezzo è un paese fantasma, la poca gente che è rimasta vive nella tendopoli. L’assistenza della protezione civile e di tutte le forze che si sono mobilitate è di alto livello e molta gente si è arrangiata con roulotte, camper e tende proprie. Ma chi ha potuto appoggiarsi ad amici o parenti si è trasferito in zone sicure. Io, con le mie due figlie, sono arrivata a Rovereto, da mia cognata».

Di tornare a Cavezzo, non se ne parla. «E’ difficile far capire agli altri cosa significa sentirsi in pericolo, bisognerebbe aver vissuto quei momenti terribili. Sismologi e geologi prevedono che le scosse continueranno per mesi, forse anni. Non voglio esporre i miei figli al rischio più grave, quello della vita. Per questo sono qui. Per ricominciare a vivere, per poter avere una prospettiva e darla ai miei bambini».

Le prime necessità, per chi è scampato al terremoto, non sono i soldi. «So che molti hanno donato con generosità, ma il denaro non ci serve, e nemmeno l’accoglienza temporanea. Finita l’emergenza - e a Cavezzo, per dire, il paese è già in sicurezza, anche se per i lavori di bonifica è stato raso al suolo - ci ritroveremo con lo stesso problema. Quello che ci serve subito, è un lavoro. E’ quello che ci dà una dignità e che ci permette di ricominciare davvero».

Il marito della signora Bisini ha un negozio di biciclette e motorini a Cavezzo. Una ditta di famiglia che ha una storia di 50 anni. «Il negozio è una dei rarissimi edifici rimasti in piedi. Cavezzo, che prima del terremoto aveva circa 8 mila abitanti, si è sviluppato attorno a un grosso mercato domenicale che ne è diventata una forte attrattiva per tutto il circondario. L’economia del paese gira attorno al mercato della domenica. Ma in che futuro possiamo sperare, se il paese non esiste più? Per questo, parlando con mio marito, ci siamo trovati subito d’accordo. Siamo partiti per Rovereto. E vogliamo restarci».

La figlia più grande si è già inserita alle medie Degasperi, è stata accolta benissimo in classe e sta per entrare nella squadra di pallavolo, lo sport che praticava anche in Emilia. Una piccola forma di integrazione che rappresenta il primo passo di Lucia Bisini da “neoroveretana”. Ora però le serve un lavoro. «Ho già fatto il giro delle agenzie interinali, vogliamo darci da fare per poterci arrangiare in tutto».

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