Imer e Canal San Bovo: «Siamo turistici come tutto Primiero» 

La protesta. Levata di scudi dei Comuni dei due paesi che vedono limitate le aperture commerciali dalla nuova legge Provinciale. L’assessore Daniele Gubert (Imer): «Alle periferie arrivano editti arbitrari privi di logica e coerenza»


Raffaele Bonaccorso


Primiero.E’ stato un pugno nello stomaco per gli abitanti di canal san bovo ed imer sapere che una legge voluta dalla giunta provinciale stabilisce che i loro comuni non fanno parte dei comuni turistici della provincia. ed è stata una levata di scudi unanime. come primo provvedimento e prima di rilasciare commenti al vetriolo, i due sindaci albert rattin e gianni bellotto hanno deciso di accogliere la richiesta delle locali famiglie cooperative di poter «tenere aperti i negozi le domeniche di luglio e agosto – a partire dalla domenica del 5 luglio – nel rispetto delle 18 giornate annue a disposizione di deroghe».

I commenti da Imer

Lapidario quello del sindaco di Imer,Gianni Bellotto, che ha lasciato poi al suo assessore Daniele Gubert esprimere di par suo il profondo dissenso. «Penso sia semplicemente demenziale dividere un piccolo territorio come la Comunità di Primiero – dichiara Gianni Bellotto – in aventi o meno predisposizione turistica. Una tempo si diceva che la notte porta consiglio. Questa giunta lavora troppo e non riposa mai». E Daniele Gubert segue a ruota: «Ma in base a quale disturbo bipolare la Provincia vuole unire forzatamente i territori con la riforma del Turismo e poi li spacca clamorosamente con quella del Commercio? Nella Comunità di Primiero si viene a scoprire che due su cinque, i comuni di Imer e Canal San Bovo, non sono classificati ad elevata intensità turistica e quindi, salvo limitate deroghe, dovrebbero tenere chiusi i “supermercati” la domenica. Ma lo sanno a Trento che la valle è territorialmente e funzionalmente un unicum, che i confini amministrativi sono invisibili ai turisti e che la disparità di trattamento introdotta sarà causa di nuove guerriglie? “Dobbiamo essere tutti uniti”, si predica, “per contare di più...” e poi alle periferie arrivano editti arbitrari privi di logica e coerenza».

Il pensiero di Canal San Bovo

Meno “di pancia” l’intervento del sindaco di Canal San Bovo, Albert Rattin. «Mi ha sorpreso molto il provvedimento provinciale che esclude, assieme ad Imer, Canal San Bovo dai territori turistici. Il nostro Comune – dice Rattin – per superficie, è fra i più estesi del Trentino; è nel cuore del Lagorai, meta di moltissimi amanti della natura più bella ed integra, degli sport all’aperto, delle escursioni e della tranquillità. È sede di un importante Ecomuseo sparso su tutto il territorio e opera anche il Consorzio Turistico, assieme alle quattro Pro Loco di valle, per promuovere e valorizzare le nostre bellezze. Abbiamo una buona presenza di ristoranti, alberghi, agritur, rifugi, malghe, e un numero elevato di seconde case che portano a triplicare la popolazione nei periodi di alta stagione. Il territorio, inoltre, da molti anni, è compreso nell’ambito Apt di San Martino di Castrozza, Rolle, Primiero e Vanoi, a dimostrazione che la Comunità di Primiero ha un ambito turistico unico, che con questa normativa è stato di fatto smembrato. Non si può certo dire, quindi, che Canal San Bovo sia un territorio sconosciuto al turismo, né, soprattutto, che sia manifestamente diverso dai territori contigui classificati come turistici. I dati usati dalla Provincia, applicati alla realtà delle cose, hanno generato una macroscopica stortura. Si trattano in maniera diseguale situazioni uguali. Per noi di Canal San Bovo l’illogicità di questa classificazione è evidente e dimostrabile su un duplice fronte: nella Comunità di Primiero tre Comuni sono definiti turistici, e altri due no, nonostante flussi e proposte turistiche siano territorialmente del tutto integrate e trasversali. Ma addirittura anche i tre Comuni del Tesino, a noi contigui e con caratteristiche territoriali simili alle nostre, sono classificati turistici a differenza di Canal San Bovo. È oggettivo che, alla prova dei fatti, questa disciplina non è rispondente alla realtà delle cose. Manifesteremo le nostre osservazioni al legislatore provinciale affinché possa apportare le giuste modifiche per adattare la normativa alle reali caratteristiche dei territori».













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