Carcere

Il vescovo incontra i detenuti: «Voi non siete il vostro errore»

Monsignor Tisi ha celebrato la messa pasquale nel carcere di Spini, insieme ai vertici della casa circondariale, al personale di polizia penitenziaria, a coordinatori e a volontari. A introdurre la preghiera è un detenuto: «Per noi la fede occupa un posto importante»

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IL CASO Bortolotti, autorizzazione negata al volontario



 TRENTO. «Ricordatevelo sempre: voi non siete il vostro errore e siete terreno abitato da Dio». Così l'arcivescovo di Trento Lauro Tisi ai detenuti e alle detenute del carcere di Trento, incontrati a inizio settimana nella tradizionale messa pasquale insieme ai vertici della casa circondariale, al personale di polizia penitenziaria, a coordinatori e a volontari. Hanno concelebrato don Mauro Angeli, cappellano del carcere, e don Mauro Leonardelli, delegato diocesano dell'Area Testimonianza.

Un momento che arriva a pochi giorni da una rivolta scoppiata nel carcere scatenata da una contestazione disciplinare a un detenuto, e dalla protesta degli agenti penitenziari che hanno parlato di una "situazione di tensione nota da tempo". 

Un momento che segue di pochi mesi l'allontanamento dal carcere di Piergiorgio Bortolotti, storico volontario a cui non è stata rinnovata l'autorizzazione dalla direzione.

Il momento di preghiera - si legge in una nota della Diocesi - è stato anticipato dal saluto di un detenuto: «Caro vescovo Lauro, bentornato tra noi! Siamo sempre felici di poterla accogliere per celebrare insieme la Pasqua! Nel nostro percorso di vita la fede occupa un posto importante: è l'appiglio nei momenti di fatica, la speranza nei momenti bui. La Pasqua ci doni la pace di Gesù, la capacità di perdonare e chiedere perdono, la possibilità di avere una vita libera e serena».

«La notizia che ci fa bene a tutti - ha sottolineato monsignor Tisi - è che Dio si fa uomo e che quindi la realtà umana è abitata da Dio e nulla di quello che si sperimenta nell'umano è estraneo a Dio: anche Lui non ha casa, ha conosciuto l'esilio, l'esperienza del lavoro, la fame e la sete, il carcere e muore fuori dalla città. Il Dio che si fa uomo dice che non c'è mai un umano che non abbia dignità e, come spesso vi ripeto ogni volta che vengo, voi non siete identificabili con eventuali errori che avete fatto».













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