Il Tribunale di Rovereto dichiara guerra alle finanziarie

Per i giudici i tassi applicati nel credito al consumo sono da usura


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Tempi duri per le finanziarie in Trentino. Dal tribunale di Rovereto parte la guerra alle società di credito al consumo. Sono ormai decine, infatti, le segnalazioni inviate dai giudici di Rovereto, ma anche di Trento, alle procure della Repubblica per i tassi applicati da queste finanziarie ai clienti ritardatari, tassi considerati usurari. Il Tribunale di Rovereto è il primo ad applicare questa interpretazione. I casi sono decine e riguardano tutte le finanziarie più importanti. Ad esempio, alcune decine di casi riguardano la Neos Finance, già Finemiro leasing spa del gruppo Intesa. I giudici roveretani, paradossalmente, sono intervenuti su richiesta delle stesse finanziarie. Infatti le varie società di leasing o di credito al consumo quando non i loro clienti non pagano le rate chiedono al tribunale un decreto ingiuntivo che tenga conto del capitale non rimborsato, più gli interessi di mora calcolati al tasso del 15 per cento in via convenzionale e le spese. Le finanziarie, nella richiesta di decreto ingiuntivo, sottolineano che il tasso applicato è quello convenzionale e che rientra nelle tabelle ministeriali. Ad esempio, in un caso che riguarda un cittadino di Arco, La Neos finance chiede il rimborso di 4.873 euro, oltre gli interessi del 15 per cento. I giudici di Rovereto in questo caso, come in decine di altri a partire da alcuni mesi fa, dopo aver concesso il decreto ingiuntivo, hanno iniziato a inviare gli atti alle Procure della Repubblica, nel caso della Neos quella di Bologna, ipotizzzando a carico delle finanziarie il reato di usura. Come si legge in una nota del giudice Monica Izzo inviata ai legali della Neos si spiega che «il limite previsto dal terzo comma dell'articolo 644 del codice penale, oltre il quale gli interessi sono sempre usurari, è stabilito nel tasso medio risultante dall'ultima rilevazione della Gazzetta ufficiale relativamente alla categoria di operazioni in cui il credito è compreso aumentato della metà». Il giudice specifica che sono da considerare usurari gli interessi che superano questo limite, anche quelli di mora. Il giudice fa anche riferimento al decreto ministeriale che indica nel 2,1 per cento la maggiorazione stabilita, in media, contrattualmente per il ritardato pagamento. Il giudice, poi, spiega che «la normativa antiusura va applicata anche agli interessi moratori». Quindi il 15 per cento viene considerato un tasso eccessivo rispetto al 2,1 per cento indicato dal Decreto ministeriale in materia. Il giudice, infine, conclude che, ai fini della verifica del rispetto della normativa antiusura «gli interessi corrispettivi e quelli moratori vadano cumulati». Questo significa, quindi, che la somma degli interessi, sia quelli normali, ovvero previsti dal contratto per la restituzione in regola del capitale, sia quelli da calcolare in caso di ritardato pagamento delle rate, non deve superare il tasso di usura indicato dalla legge. Il giudice, infine, ricorda alle società finanziarie che «nel caso di superamento del tasso soglia, la sanzione civilistica è quella dell'azzeramento di qualunque somma dovuta a titolo di interesse, tanto moratorio che corrispettivo, fermi restando i profili di responsabilità penale». Da qua la decisione dei magistrati di inviare tutti gli atti alle Procure. Il caso preoccupa molto le finanziarie coinvolte ovviamente. Il tribunale di Rovereto è il primo in Italia che applica questa interpretazione. Laddove gli altri tribunali si limitano a concedere il decreto ingiuntivo, contro il quale, comunque, è possibile l'opposizione, i giudici roveretani sono entrati nel merito sollevando un caso a livello nazionale e dando il via a molte inchieste penali.

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