il terremoto

Il soccorritore trentino: «Qui è un incubo, sotto le macerie ci sono solo cadaveri»

Alessandro Dalvit, uno dei tre cinofili trentini: «In poche ore recuperati dieci morti. C’era anche un’intera famiglia»



TRENTO. «Stavo andando al lavoro quando è arrivata la telefonata. Il tempo di prendere lo zaino, il cane, ed ero in aeroporto, a Mattarello». Tre ore dopo quella telefonata Alessandro Dalvit era a Accumoli, il paese in provincia di Rieti duramente colpito dal terremoto. Assieme a lui il collega cinofilo Michele Cesarini Sforza e i loro due cani. Qualche ora dopo al loro fianco c’era anche Claudio de Filippo con Ari, tutti della scuola provinciale cani da ricerca e catastrofe trentina.

«Una cosa enorme, una devastazione». È difficile per Dalvit trovare le parole per descrivere quello che vede, per raccontare la tragedia che ha messo in ginocchio paesi e paesi fra Umbria, Lazio e Marche. Lui il suo aiuto lo ha portato anche durante i terremoti dell’Emilia e quello dell’Abruzzo. Ed è a quest’ultimo che ritorna la memoria del cinofilo. «La situazione è molto simile - spiega Dalvit - anche perché qui come là molte case erano di sasso e malta-paglia e non hanno dato alcuna possibilità di fuga. E ora come allora le scosse sono state notturne, quando la gente è a dormire e anche questo ha ridotto al minimo la possibilità di salvarsi».

Le prime due squadre di cinofili trentini sono arrivate - portati con l’elisoccorso della Provincia - a Accumoli pochi minuti prima delle 10. E si sono messi subito al lavoro. «Il cane ha segnalato un accumulo di macerie, ciò che restava di una casa e abbiamo iniziato a scavare. Lì abbiamo trovato un’intera famiglia. Tutti morti. Mamma, papà e i loro bambini di 8 anni e otto mesi. Stavano dormendo, nessuno di loro è riuscito a scappare». Un dolore per chi quella famiglia la conosceva ma anche per i soccorritori. Ma bisogna andare avanti, ci sono altre persone da cercare, altra macerie da spostare. «Ci hanno portati a Saletta, sempre in provincia di Rieti - continua Dalvit - e qui abbiamo ricominciato il controllo dei siti che ci venivano di volta in volta assegnati».

Il bilancio è pesantissimo e parziale. I cani trentini hanno permesso - fino a ieri sera - di rintracciare i corpi senza vita di dieci persone. Ma il lavoro non è finito, c’è ancora tanto da fare. E per i cinofili non si tratta solo di indirizzare e seguire i loro cani. «Non ci sono abbastanza mezzi per scavare - spiega Dalvit - l’area è molto vasta, tanti sono i paesi e quindi quando i cani segnalano la presenza di un corpo, siamo chiamati anche noi a spostare le macerie, scavare con mani e picconi. Sarà un intervento molto lungo, ci sono ancora tanti siti da controllare, da verificare. E ci sono veramente poche speranze di trovare ancora qualcuno vivo sotto le macerie». Danneggiati anche ponti, strade e viadotti, un situazione, questa, che rende difficile anche l’arrivo dei soccorritori in alcune zone.

«In caso di necessità - spiega Nicola Canestrini, presidente della scuola provincia cani da ricerca e catastrofe - ci sono altre cinque squadre di cinofili che sono pronte a partire. La chiamata di allerta per noi è arrivata alle 5.30 da parte del capo della Protezione civile trentina De Vigili e alle 7.20 le prime due squadre erano pronte in aeroporto. Nel primo pomeriggio è partita anche la terza, ma ne sono state allertate altre cinque in modo da ridurre al minimo i tempi in caso di un’altra chiamata». (m.d.)













Scuola & Ricerca

In primo piano