Il museo contadino fatto in casa

Bruno Caracristi ha collezionato e catalogato 600 attrezzi in 20 anni


Giacomo Eccher


RUMO. Da carabiniere a collezionista ed appassionato divulgatore di attrezzi e ricordi del passato contadino della valle di Non. Questa la storia di Bruno Caracristi, 82 anni, e da oltre venti in pensione dopo aver comandato per quattro lustri la stazione dei carabinieri di Rumo e dieci da giudice conciliatore.  Una lunga permanenza che lo ha immedesimato nella comunità tanto da rinunciare, alla fine del suo servizio nell'Arma, a tornare nella sua terra d'origine, il basso Trentino.

Nella vecchia casa che ha acquistato a Mione, l'ultima frazione di Rumo lungo la strada che porta ai Frari e in provincia di Bolzano, l'ex maresciallo da più di vent'anni raccoglie con pazienza certosina ogni genere di attrezzi del passato contadino e non della valle, oggetti che poi identifica con un etichetta che con il nome originale in dialetto (e traduzione in italiano, se esiste) in collaborazione con il figlio Corrado, maestro elementare in quel di Cles.

«Non li ho mai contati, ma chi li vede mi dice che sono più di seicento tra grandi e piccoli. Con un'unica certezza, sono tutti rigorosamente autentici», racconta l'ex maresciallo mentre fa scorrere con una maxi chiave la grossa serratura che apre l'avvolto. Dentro, sistemati piuttosto caoticamente per mancanza di spazio, c'è di tutto: campanacci di legno per le mucche all'alpeggio, vecchi ramponi, collari per i cavalli da tiro, gioghi per buoi, bilancini da pariglia per pariglie di muli, ramponi, livelli a spago, ciaspole di legno, bilance antiche di vario tipo, ecc. Tra le cose originali due thermos a sabbia e una trappola di vetro per insetti.

«Me l'hanno data a Caldonazzo e proviene dalla tenuta dei Conti. Serviva per proteggere le viti dagli insetti nocivi, un oggetto secolare che credo andrebbe bene anche adesso in campagna. Purtroppo si era rotto ma l'è rimesso a posto frammento per frammento». La passione per il collezionismo porta l'ex maresciallo sempre più spesso ad aprire la sua collezione alle scolaresche (anche di fuori zona, con il passa parola) che l'avvolto di Mione è ormai meta fissa per gli ospiti dell'Hotel Margherita della vicina Marcena e che vogliono conoscere qualcosa di autentico del passato di Rumo, una comunità da mille sorprese e dai mille misteri. «Io sono sempre qui, basta suonare alla mia porta ed io apro molto volentieri, e racconto le storie che stanno dietro agli attrezzi che incuriosiscono di più. Non chiedo nulla, il mio compenso è la soddisfazione di tramandare una piccola goccia di una cultura che sta scomparendo sempre di più», afferma.

La ricerca e la collezione intanto va avanti. Molti, conoscendo questa sua passione gli portano oggetti antichi trovati in casa e che non servono più, lui li sistema, li lucida, e li fa funzionare. La mostra cresce anche grazie ad un collaboratore di vecchia data, l'ex sindaco di Rumo Amelio Paris. Da alcuni anni lavora in una cooperativa che si occupa della gestione dei Crm della valle di Non e ai centri arrivano oggetti ed attrezzi vecchi che non servono più e che invece hanno dietro una storia che l'ex maresciallo ricostruisce con amore e passione.













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