Il Museo civico diventa Fondazione per attirare i privati

L’assessore Giovanna Sirotti: «Ma sarà sempre della città» In prospettiva nuove collaborazioni, anche con aziende


di Nicola Filippi


ROVERETO. Il museo civico di Rovereto ha cambiato pelle: da istituzione a controllo comunale è stato trasformato (quasi all’unanimità del consiglio comunale, con il solo voto contrario di D’Antuono del Pdl) in Fondazione partecipata. Sui sette consiglieri del consiglio di amministrazione (cariche gratuite), quattro saranno nominati dall’amministrazione. Gli altri tre dai privati, la novità più apprezzata. Una rivoluzione di gestione attesa e richiesta dalla società del museo (che raccoglie il gruppo di studiosi, esperti e amici). Non penalizzerà la qualità dei servizi offerti, anzi li potrà implementare e potenziare. «Per esercitare questa funzione in modo più autonomo, il museo ha bisogno di seguire regole diverse da quelle che governano la macchina comunale», premette l’assessore al patrimonio civico dei saperi, Giovanna Sirotti. La quale ci spiega, in sintesi, l’importanza del passaggio societario per il Museo.

Assessore, da ente comunale a Fondazione. Il museo sarà ancora della città?

Con il nuovo statuto, la governance del Comune nel museo sarà garantita. Lo dico per tutti i cittadini. Resterà il museo della città di Rovereto.

A livello finanziario, per il Comune cosa cambierà?

Per i prossimi tre anni garantiremo il finanziamento già in corso, circa 950mila euro all’anno. Con l’andare degli anni, graverà sempre meno. Ci sarà un forte impulso alla parte didattica che porterà nuove entrate.

Novità anche in termini di personale?

La fondazione partecipata garantirà una flessibilità diversa rispetto al Comune che, con il patto di stabilità, non può più garantire il mantenimento di certi ruoli e incarichi.

Con la Fondazione quale ruolo avranno i privati?

La nuova gestione potrà avere maggiore appeal sui privati e sugli altri comuni della Vallagarina. Sarà un museo aperto e allargato in rete al territorio della Vallagarina. Questa è la nostra idea.

Potranno nascere nuove collaborazioni ?

Qui entrano in gioco le competenze dei ricercatori del museo. Un esempio. Una nostra ricercatrice ha usato uno strumento per carotaggi del terreno, sperimentato in Turchia. Una azienda è interessata a collaborare perché la strumentazione possa avere altre applicazioni. Ora questa azienda collabora con il museo per affinare la tecnica.

Con la crescita del Muse a Trento c’è qualche timore per il nostro museo?

No. Fra Trento e Rovereto ci sarà molta sinergia, ma si muoveranno in due sfere e con due personalità diverse.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano