Il Muse esternalizza ottanta collaboratori 

Venerdì scorso la comunicazione ufficiale al personale: saranno affidati ad una cooperativa. La rabbia: «Così si disperde la nostra competenza»


di Maddalena Di Tolla Deflorian


TRENTO. Il Muse dei record, dopo aver sontuosamente festeggiato cinque anni di successi con una festa di popolo e una doverosa retorica sulla qualità del lavoro fatto, dopo aver contabilizzato con entusiasmo i primi tre milioni di visitatori e aver annunciato il regalone scintillante, ovvero il prossimo planetario da due milioni e mezzo di euro, esternalizza circa ottanta suoi dipendenti.

Se ne parla da mesi e dal primo ottobre il fattaccio, per come lo vivono i lavoratori, sarà realtà. La lettera ufficiale è arrivata nelle caselle di posta elettronica del personale della reception, del book-shop, dei pilot (gli esperti che raccontano la scienza ai piani) e dei mediatori culturali venerdì scorso, annunciando che da autunno si passa ad essere dipendenti della cooperativa che ha vinto la gara di appalto. La clausola sociale vale un anno: per dodici mesi gli ex collaboratori del Muse dovranno essere assunti dall’associazione temporanea di impresa che ha vinto, dopo si vedrà. Tra i collaboratori c’è delusione, amarezza, preoccupazione, per il loro futuro, ma anche per la qualità del prossimo Muse, del futuro lavoro. Uno di loro, che lavora al museo da dieci anni come mediatore, ha studiato tanto e girato il mondo a fare anche ricerca sul campo, spiega: «Il museo ha sempre funzionato con il nostro entusiasmo, fino ad ora ti mettevi in gioco con le tue trasversalità, ed è stato vincente. Adesso così, da che siamo nella nuova sede, l’entusiasmo te lo tolgono, con questi passaggi. Che interesse dovrebbe avere la cooperativa a investire su di te? Non dovrebbe essere quello invece uno scopo primario del museo stesso?». Aggiunge un suo collega, specializzato e venuto a Trento da un’altra regione, attirato dall’idea di qualità: «A questo punto mi chiedo seriamente perché dovrei restare qui. Sono deluso e preoccupato».

In effetti alcuni, preparati e brillanti collaboratori se ne sono già andati, soprattutto fra i ricercatori, i pilot e i mediatori. Qualcuno oggi lavora come responsabile didattico in altre cooperative, qualcuno fa ricerca all’estero, altri si sono spostati con ruoli riconosciuti in altri musei. «Non capiamo come la Provincia non colga il rischio e la dispersione di competenze in cui si incorre esternalizzando» - commenta Gabriele Silvestrin, della Nidil Cgil, che ha seguito l’iter della vicenda. Gli stipendi non saranno certo stellari, si parla di circa 23.000 euro lordi, Tfr compreso, per i pilot, tutti laureati e spesso con dottorati, master, specializzazioni varie e tanto entusiasmo. Per i mediatori sarà poco di più, e sarà meno di quello che si guadagna oggi con i contratti co.co.pro. «Per bando il contratto dovrà rispettare la parte economica del contratto di Federcultura – spiega Silvestrin -. però l’inquadramento scelto è già inferiore alle reali mansioni attuali e alle reali competenze». Soprattutto la cooperativa e chiunque vincerà i prossimi bandi è un ente esterno. Così – dicono in molti – il Muse allontana un pezzo del suo cuore pulsante, del suo cervello, della sua intelligenza strutturale. Il bando vale tredici milioni di euro, su due anni. Cosa accadrà in futuro? Se lo chiedono i lavoratori e molti osservatori. Intanto il sindacato ha chiesto un incontro urgente con l’impresa vincitrice del bando di gara, che ad oggi ancora non è fissato.













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