«Il mio Trentino è più aperto che mai»

Il governatore Rossi ribatte: «Non tifo né per Mellarini né per Dellai. L’Upt federata con il Pd? Darebbe grandi spazi al Patt»


di Luca Marognoli


TRENTO. Globale e locale assieme, o se volete “glocal” come direbbe il sociologo Zygmunt Bauman. Nel 2015 il Trentino dell’autonomia non può permettersi di chiudersi in se stesso: la dimensione territoriale e quella nazionale devono coesistere e rafforzarsi a vicenda. Un’identità complessa che viene “giocata” come tale anche sul piano politico. Lo afferma con forza il governatore Ugo Rossi, respingendo le accuse di chiusura rivolte dal suo vice, Alessandro Olivi.

Presidente, il Patt sta producendo un Trentino autoreferenziale, che non guarda oltre i suoi confini?

Io non parlo del Patt o del Pd, ma del Trentino. Che non è affatto chiuso in se stesso. Per la prima volta nella storia i presidenti delle province di Trento e Bolzano hanno partecipato alle consultazioni per la formazione del governo con Renzi; assieme all'Svp abbiamo un patto con il Pd che ha stabilizzato la coalizione e ha portato in dote la riforma dello statuto per quanto riguarda la parte finanziaria. Non solo: stiamo portando a casa la concessione dell'A22; stiamo affrontando il tema del terzo statuto e proprio in virtù del fatto che il Trentino non è piccolo e solo siamo riusciti a blindare la parte che riguarda le modifiche statutarie dentro la riforma costituzionale; abbiamo dei rapporti fortissimi in ambito di Euregio con Bolzano e con il Tirolo assieme ai quali stiamo lavorando con grande convinzione per rafforzare la propria presenza a Bruxelles, lo stesso sta facendo il Trentino puntando ad un utilizzo più razionale dei fondi e Olivi ha anche una delega in questo; abbiamo riformato il nostro assetto istituzionale anticipando quello che a livello nazionale non si riesce a fare in relazione alle fusioni dei Comuni; questo vale anche per la scuola in termini di collegamento scuola - lavoro e di spinta forte nell'insegnamento delle lingue, proprio in chiave di apertura. Già questi sono esempi di come il Trentino sia tutt'altro che autoreferenziale. La nostra autonomia speciale è comunque da difendere ed è chiaro che essa abbia bisogno di un'impostazione politica che la sappia interpretare in una logica di originalità assoluta. Abbiamo rapporti che vanno molto al di là dei nostri confini. Se ci fosse in Trentino lo stesso tipo di politica nazionale, magari a qualcuno potrebbe sembrare che siamo più aperti, ma correremmo qualche pericolo.

Quindi lei rifiuta l'immagine di un Trentino solo territoriale.

I veri territoriali oggi sono in linea con le evoluzioni sia nazionali che europee. Sarebbe come dire che la Catalogna è solo territoriale: guai... Anzi, il Trentino sta facendo uno sforzo straordinario per mettersi in linea con le migliori pratiche europee: abbiamo riformato la nostra dirigenza pubblica e sulle stesse politiche del lavoro siamo all'avanguardia. Avremo presto qui anche il ministro Poletti con il quale è stato costruita un'apertura su sistemi di welfare di livello europeo. Queste sono le cose che contano per le persone che vivono in un territorio.

Perché questa “insofferenza” di Olivi allora?

Non l'ho letta come tale. Mi ha mandato un messaggio dicendo: io faccio ragionamenti di tipo politico, non attacco nessuno. Gli ho risposto: lo so, però guarda alle cose che stiamo facendo tutti assieme per dare la dimensione di un Trentino che si apre. A me non si può certo dire di essere uno che chiude il Trentino in una logica pantirolese: vengo attaccato dagli Schuetzen un giorno sì e uno no perché ho detto che va fatta un'adunata che celebri finalmente la pace.

Il dualismo molto forte nell'Upt rischia di creare turbolenze anche in una coalizione già abbastanza litigiosa?

La coalizione è molto ciarliera nelle contrapposizioni di tipo politico, ma quando si è trattato di fare le grandi riforme non ha avuto un attimo di tentennamento. Le abbiamo fatte dibattendo, ma sono lì sotto gli occhi di tutti. Basta guardare l'architettura istituzionale della nostra provincia, al numero dei comuni è calato, o ai vitalizi: in Italia non c'è regione che abbia fatto una legge come la nostra.

Allora mettiamola così: forse il Pd ha paura di restare solo rispetto a una coalizione dove il Patt dimostra una simpatia per l'Upt...

Come ho detto prima il tema è che la coalizione ha dentro delle sensibilità politiche che devono contaminarsi di più tra di loro. Questa duplicità è una necessità quando c'è un'autonomia speciale: quella di avere sia la capacità di interpretare la politica aldilà del nazionale, ma non contro al nazionale e non pensando che basti la dimensione territoriale. Non mi pare che il Pd non abbia avuto una dimensione territoriale: ci ha accompagnato in alcune scelte fatte. La stessa Upt sta cercando di avere una dimensione nazionale.

Che lei stia dalla parte di Mellarini però è indubbio...

No, io non sto dalla parte di nessuno. Anche perché se vincesse l'idea che l'Upt debba essere federata con il Pd, probabilmente si aprirebbero spazi enormi per quello che era una volta il mio partito: semmai dovrei ragionare al contrario. Non si tratta di tifare per l'uno o per l'altro: dico solo che sarà un bene per la coalizione se la stagione dei congressi servirà ad affermare in maniera più forte ciò che serve al nostro territorio, ciò che i cittadini ci chiamano a fare e soprattutto se servirà ad affermare la capacità di interpretare quei grandi cambiamenti che in questi 3 o 4 anni sono arrivati anche nella nostra società, senza che nessuno si senta offeso se si pronuncia la parola cambiamento.













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