Il gioco d’azzardo non si ferma più

Slot machine, Bingo e lotterie non conoscono crisi: in marzo spesi in regione 132 milioni di euro contro i 98 del 2011


di Paolo Morando


TRENTO. I dati spiegano meglio di qualsiasi discorso le dimensioni - e le dinamiche - del gioco d’azzardo in regione. Lo scorso marzo (ultimi dati disponibili dell’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato) in Trentino e Alto Adige sono stati giocati 132 milioni di euro, cifra che può essere equamente divisa tra le due province. Rispetto ai 111 milioni dello stesso mese dello scorso anno, l’aumento è impressionante: quasi il 16%. Non è un record: il picco era stato toccato in gennaio, con 148, e pure lo scorso dicembre il totale era stato lievemente superiore (134). Ma sono proprio i mesi in cui, grazie alla tredicesima, chiunque di noi ha qualche euro in più in tasca. Magra consolazione, se poi finiscono nelle feritoie delle slot machine. è però l’andamento complessivo della curva (quella riportata nella parte superiore della tabella) che deve far pensare: tranne la lieve “frenata” tra marzo e aprile del 2011, quando l’ammontare complessivo delle giocate in regione è passato da 11 a 102 milioni di euro, e il fattore tredicesima di cui si è detto, la crescita appare inarrestabile. Ed è peraltro in linea con le statistiche nazionali, che vedono gli italiani di ogni regione - mano a mano che la congiuntura economica si fa più dura - riporre sempre più in videopoker, Bingo, “Gratta e vinci”, lotterie e quant’altro le proprie speranze di sfuggire alla crisi.

Slot e non solo. I Monopoli computano nei propri dati anche le scommesse sull’ippica, il calcio ne gli altri sport, Bingo, lotterie e Lotto in ogni loro derivazione, i giochi di abilità a distanza (i cosiddetti “skill games”), quelli di carte organizzati in forma diversa dal torneo e i “giochi di sorte a quota fissa”. Il totale regionale, a marzo 2012, fa appunto 132 milioni di euro, quello nazionale arriva addirittura alla stratosferica cifra di 7.117. Sono però le slot machine a costituire il grosso delle giocate: sempre fissando gli ultimi dati di marzo come parametro, la quota è infatti del 65,6%. E trascinano l’intero comparto. Lo dimostra la seconda curva della tabella, quella riportata nella parte inferiore, relativa appunto alle sole giocate effettuate negli apparecchi di bar, tabacchi e ricevitorie. Anche qui, l’andamento è analogo al precedente: a marzo trentini e altoatesini si sono giocati in monetine ben 86,6 milioni di euro, contro i 78,3 dello stesso mese del 2011. E anche qui la tredicesima gioca un ruolo importante: 91,8 i milioni giocati infatti lo scorso dicembre e quasi 100 (99,3) il mese seguente. Ma le cifre successive (82 milioni a febbraio e appunto 86,6 a marzo) fanno prevedere che il picco registrato attorno allo scorso Capodanno verrà rapidamente raggiunto e superato. Il che fa capire come i recenti provvedimenti provinciali, relativi ai limiti per la collocazione di nuovi apparecchi nei territori comunali, non possano da soli fare molto per arrestare il dilagare del fenomeno. E i suoi effetti, spesso davvero devastanti per i bilanci dei giocatori e delle loro famiglie.

Ne è convinta Sandra Venturelli, coordinatrice dell’associazione Auto muto aiuto da tempo in prima linea contro la dipendenza da gioco d’azzardo, che pure plaude alla decisione del Tar sulle delibere del Comune di Moena, negando la sospensiva richiesta da Euromatic e Confcommercio (vedi in basso): «È una decisione significativa e importante, che dà un’ulteriore segnale ai Comuni affinché prendano posizione, con propri regolamenti, sulle direttive introdotte a dicembre dalla Provincia». Ma il fenomeno, lo sa bene, non si arresterà di fronte ai limiti per le nuove slot machine: «Il problema è molto più ampio - ammette - il fatto che le macchinette si trovino a 300 o 500 metri di distanza non è certo un deterrente sufficiente per chi comunque vuole giocare. Certo, provvedimenti del genere possono contribuire a far aumentare la consapevolezza nell’opinione pubblica sulla gravità del fenomeno, che noi, incontrando ogni giorno le persone vittime della dipendenza, purtroppo conosciamo bene: si tratta di drammi in grado di mettere al tappeto intere famiglie. E quanto il problema sia avvertito, è dimostrato proprio dalla mobilitazione che sta coinvolgendo tanti Comuni. Peccato che a livello di governo, stando all’aumentare della pubblicità al gioco, non si registri un’analoga sensibilità».

Sono la solitudine e la fragilità individuale in cui si trovano tante persone, soprattutto pensionati e cassintegrati (con tanto tempo libero, loro malgrado), a spiegare la continua crescita delle giocate. «Può sembrare sorprendente che con la crisi, e con sempre meno soldi a disposizione, cresca la propensione la gioco - afferma Sandra Venturelli - ma è proprio la precarietà a costituire il terreno su cui il fenomeno si innesta: diminuiscono le certezze, per questo ci si affida sempre più al caso». E infatti, dall’inizio dell’anno, alle iniziative di gruppo avviate dall’Auto mutuo aiuto per contrastare il fenomeno si sono registrati una sessantina di nuovi partecipanti: soprattutto uomini, in molti casi spinti dalle mogli («ma le donne sono comunque un buon 30%, e in continua crescita»). Quasi sempre perché “smascherati” da familiari e amici, dopo mesi di bugie per spiegare le continue richieste di piccoli prestiti. Meno i giovani, ma non perché immuni dal vizio: giocano online, senza che nessuno se ne accorga. E per questo sono ancora più difficili da scoprire. E aiutare.

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