Trento

Il Fersina diventa un giardino fluviale: ecco il piano per riqualificare il torrente

L’operazione rientra nel progetto europeo BioValue per rivitalizzare aree urbane dal punto di vista ambientale. Viale Bolognini zona pedonale con una gradonata ed affaccio diretto sul torrente (in foto, la città tedesca di Siegen)



TRENTO. Quello che a Trento non ha potuto fino a oggi (per problemi di sicurezza) essere l’Adige, potrebbe forse diventarlo il Fersina. Ovvero un giardino fluviale, capace di tutelare la biodiversità ed essere fruibile da residenti e turisti.

E’ stato presentato il piano per riqualificare il torrente dai canyon alla foce, frutto di due anni di lavoro di numerosi soggetti che hanno dato il loro contributo da vari punti di vista nell’ambito del progetto europeo BioValue, promosso per rivitalizzare dal punto di vista ambientale aree urbane in tutta Europa. Per Trento è stata scelta l’area occupata dal torrente Fersina che presenta notevoli potenzialità.

I risultati di questa grande operazione collettiva di valorizzazione sono stati presentati questa mattina (26 marzo) a palazzo Geremia con il coordinamento di Giuliano Stelzer, dirigente comunale con delega alla rigenerazione urbana. «Presentiamo oggi una visione di quello che potrebbe essere la nostra Fersina – ha detto il sindaco Franco Ianeselli – le idee sono tante, suggestive e anche emozionanti. A noi, Comune in primis, spetta lavorare per sostenerle siglando i necessari protocolli e accordi con i soggetti interessati».

Ha spiegato Stelzer: “Si tratta di un torrente e un ecosistema con enormi potenzialità ma poco conosciuto anche dai trentini per il semplice fatto che non ci sono accessi all’acqua né interazioni, in nessun punto, tra l’alveo e le parti di città circostanti. Di fatto non è fruibile”. A inizio incontro è stato mostrato un video girato con il drone che ne evidenzia tutte le bellezze e le potenzialità.

La zona in cui si propone di intervenire è molto lunga in quanto segue il corso del torrente ed è stata quindi suddivisa in tre ambiti diversi: il canyon (dalla zona a monte di Ponte Alto al ponte Cornicchio); il tratto urbano (dal ponte delle Dame di Sion alla confluenza col rio Salè); l’area della foce.

Per quanto riguarda il primo ambito l’alveo presenta zone pianeggianti che sono già ufficiosamente utilizzate d’estate – soprattutto dai più giovani - come “spiagge”. Trasformare questa zona in parco fluviale non è oneroso ma grande attenzione va posta nella sicurezza perché il pericolo di piene è reale. Questo parco completerebbe l’offerta turistica dell’Orrido gestito dall’Ecomuseo (40 mila visitatori nel 2023) la cui visita è contenuta in poco più di mezz’ora. Altra miglioria potrebbe essere collegare la futura ciclabile che da Trento porterà ai laghi di Caldonazzo e Levico: si tratta solo di 200 metri circa, fattibile tecnicamente anche se un po’ costosa perché a sbalzo: un collegamento breve inserirebbe l’attrazione del circuito del turismo dei due laghi. Qualche problema di accessibilità è dato dalla penuria di posti macchina nonostante il nuovo parcheggio limitrofo a Villa Madruzzo che è molto usato soprattutto nel fine settimana per l’Orrido.

Il tratto urbano invece potrebbe diventare un vero e proprio giardino fluviale. Tanti sono gli esempi in altre città europee studiati dal gruppo di lavoro. Due i punti in cui si potrebbe “legare” il fiume alla città. Di grande impatto l’idea di trasformare il tratto finale di viale Bolognini in zona pedonale, col beneficio di poter allargare l’argine con una gradonata creando un affaccio di sosta e socializzazione non solo per gli studenti del vicino liceo Galilei ma anche di tutta la cittadinanza (in foto di una realizzazione simile nella città tedesca di Siegen).

Il secondo è alla confluenza tra Fersina e rio Salé dov’è presente una specie di penisola che “rimodellata” potrebbe fungere da terrazzamento fruibile ma anche da estensione del vicino parco Langer. In tutti e due i punti il ridisegno degli argini va accompagnato da una gestione della vegetazione e delle isole ghiaiose presenti in alveo.

La zona della foce invece va ripensata in stretto collegamento con il futuro ospedale nell’ottica di aumentarne le aree verdi creando un vero e proprio parco ospedaliero come ve ne sono in altre città europee. Molteplici i vantaggi: regolare il micro-clima per raffrescare le vie e gli edifici della grande struttura, migliorare la qualità dell’aria, creare possibilità di attività fisica e ricreativa, aumentare la presenza di verde a scopo terapeutico. È già stato realizzato una studio ad hoc da parte dell’università che potrebbe essere inserito nel più ampio progetto di realizzazione dell’ospedale attualmente in corso.

Tante idee quindi, adesso si tratta di interloquire con i soggetti interessati ai tre tratti per definire meglio gli interventi realizzabili e infine (cosa di non poco conto di questi tempi) di trovare le risorse.













Scuola & Ricerca

In primo piano