Il diritto di “essere dimenticati”: ancora troppi gli ostacoli 

In una tesi di laurea Davide Neri affronta il tema del diritto all’oblio: «I problemi non solo giuridici, ma anche tecnici»


di Martina Bridi


TRENTO. Il diritto all'oblio è definito come la garanzia che ogni individuo dovrebbe avere alla non diffusione di informazioni sul suo conto pregiudizievoli per la sua reputazione. E’ su questo argomento che Davide Neri si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Trento lo scorso 13 dicembre con una tesi dal titolo “Il diritto all’oblio: disciplina, profili critici e nuove soluzioni”. E è su questo tema Davide ha intenzione di gettare le basi del suo futuro lavorativo: “Ho iniziato la settimana scorsa la pratica d'avvocatura per potermi poi specializzare nelle tematiche dell'oblio, privacy e reputazione digitale”.

Davide, da quale concetto sei partito per parlare di diritto all’oblio?

“L’uomo non è più solamente carne ed ossa, ma è diventato un tassello di un più complesso sistema di puzzle digitale. La sua identità e il suo bagaglio valoriale hanno assunto le forme digitali di byte e megabyte. Il primo incontro avviene spesso ormai in modo invisibile, di fronte allo schermo di un computer, senza possibilità di replica o smentita. Ed è proprio questa esposizione dell’identità personale che pone il diritto nella difficile posizione di regolare una realtà in così rapida e continua evoluzione.”

Quali le cause di questo cambiamento?

“I parametri di identità, tempo e memoria con cui si osserva e si scompone il diritto all’oblio sono stati trasformati e plasmati a immagine dei nuovi mezzi di comunicazioni come Internet. Il progresso nelle tecnologie di comunicazione ha eliminato ogni barriera di tempo e spazio: chiunque, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento può liberamente accedere all’universo di informazioni di cui è costellata la Rete.”

Quale il compito dei giuristi di oggi?

“Basta sfogliare le pagine di un quotidiano per comprendere come il diritto all’oblio sia un tema sempre più avvertito e delicato, di come sia un bisogno sempre più necessario e indispensabile, soprattutto nei giovani. É infatti la nostra generazione che ha gli strumenti e la tecnica per accedere a questo mare di informazioni nonostante sia impreparata in caso di tempesta, ma allo stesso tempo siamo coloro i quali hanno il compito di educare le presenti e future generazioni ad imparare a navigare in questo nostro nuovo mondo.

La giurisprudenza si è già mossa sul tema?

“La Corte di Giustizia europea, grazie alla sentenza Google Spain del 13 maggio 2014, ha richiamato l’attenzione del panorama giuridico europeo, e non solo, suscitando l’interesse per una tematica, come quella del diritto all’oblio, portatrice di innumerevoli spunti di riflessione che inevitabilmente abbracciano altri settori dell’ordinamento e trascinano con sé immancabili implicazioni etiche e sociali.”

Quali sono le criticità dell’oblio?

“L’oblio, elaborato nel contesto della tutela dei diritti della persona così come oggi formulato dai giudici di Lussemburgo, non è solamente un problema giuridico per il difficile coordinamento di tutti i diritti e interessi in gioco. Allo stesso tempo rivela profonde criticità tanto a livello tecnico con la deindicizzazione dai motori di ricerca dei contenuti considerati lesivi, quanto a livello economico e politico per il ruolo ricoperto dal service provider al quale viene affidato l’arduo compito di bilanciamento, e, infine, a livello sociale per una - troppo spesso - assente consapevolezza nell’uso dei media digitali.”













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