Il carabiniere: amico contro il bullismo

Pronto un nuovo depliant per le scuole. Cultura della legalità: incontrate 11 mila persone tra studenti, professori e genitori


di Luca Marognoli


TRENTO. Ragazzi, non abbiate paura dei carabinieri: loro possono darvi una mano se siete finiti nel mirino di qualche bullo. È, non a caso, “aiutateci ad aiutarvi” lo slogan della campagna promossa dall’Arma per far crescere la cultura della legalità, una serie di iniziative basate sull’incontro di studenti, docenti e genitori che prosegue sullo slancio dell’iniziativa “Libera la scuola”. Tra queste iniziative c’è un depliant, curato con passione dal tenente colonnello Giovanni Cuccurullo, comandante del reparto operativo, che sarà distribuito nelle scuole per contribuire ad affrontare un fenomeno che - è stato detto ieri dallo stesso autore in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il comandante provinciale Stefano Lupi e Nicoletta Zanetti, del Dipartimento istruzione provinciale - non è affatto un’emergenza in Trentino, ma va affrontato lavorando soprattutto sull’educazione. La parola d’ordine è “parlarne”, sempre: un confronto continuo con gli interlocutori che ruotano attorno al mondo della scuola è fondamentale per far apparire situazioni apparentemente senza via di uscita agli occhi dei ragazzi, per quello che sono: piccoli e grandi soprusi (che possono diventare anche reati, dallo stalking alle percosse, dalle minacce alle molestie, dal danneggiamento alla diffamazione) compiuti da chi si crede il più forte ma, spesso, si rivela anch’egli debole e bisognoso d’aiuto.

Prima però è necessario che passi il messaggio che i carabinieri non sono soltanto “quelli che vanno a caccia dei criminali”, né tantomeno figure di cui avere paura o timore reverenziale. Sotto la divisa ci sono persone che, prima di tutto, sono al fianco del cittadino, che si tratti di adulti o ragazzini. E questo sforzo per “accorciare le distanze” è illustrato anche dai numeri del progetto sulla cultura della legalità: quasi undicimila persone coinvolte (10.560) tra studenti, genitori e docenti; 18 visite a strutture dell'Arma da parte degli istituti scolastici, con 361 alunni partecipanti, 136 conferenze nelle scuole, con 7.420 alunni partecipanti. I ragazzi hanno visitato caserme dove hanno potuto capire, sul campo, come operano i militari, e li hanno “ospitati” a loro volta nelle loro aule. Un successo, secondo Nicoletta Zanetti, che è la referente del progetto, definito un «patto di corresponsabilità», perché «il bullismo va affrontato assieme».

Nel pieghevole - che ha una copertina simpatica con il titolo “Il bullo! assieme lo possiamo smontare” e l’immagine di un carabiniere stilizzato che trasporta una grande chiave inglese - c’è un ventaglio di consigli, fra i quali quello di non combattere il bullismo con la violenza ma con il buon senso. C’è anche un elenco di tipologie, che vanno dal cyber bullismo a quello “rosa” (emergente e basato su una aggressività indiretta, ma più dolorosa - si spiega - esercitata con i pettegolezzi maligni e l’esclusione dal gruppo), quello psicologico, verbale e fisico.

Scarsissima la casistica in Trentino, dovuta al fatto che c’è una limitata propensione alla denuncia, soprattutto quando i fatti sono considerati di minore portata. Attenzione però: non serve che si configuri un reato perché un ragazzo sia vittima di bullismo e basta poco - in questi casi - per fare molto male, se ci si mette nei panni di un adolescente che subisce un sopruso. Per questo, soprattutto ai docenti, spetta il compito di aiutare gli studenti a “fare squadra” e lavorare sulle relazioni sociali e di gruppo.













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