Il cambio dei soldi, il pediatra: la quotidianità dei profughi ucraini in Trentino “bloccata” dalla burocrazia

Ci sono aspetti pratici che per ora non hanno risposta. Ma grande è la solidarietà anche degli alberghi che metteno a disposizione stanze gratis 


di Daniele Peretti


TRENTO. Pediatri, istituti bancari che cambino valuta (dollari) senza essere titolari di un conto corrente bancario, sono alcune delle richieste che le volontarie dell’associazione “ Aiutiamoli a vivere”, fanno per i profughi ucraini che arrivano in Trentino.

Sono tanti gli aspetti per così dire pratici che non rientrano nei programmi di assistenza istituzionali, come sono molti gli ucraini che arrivano a Trento al di fuori dei canali ufficiali ai quali “Aiutiamoli a vivere” offre la prima ospitalità.

“Per la maggior parte arrivano mamme con bambini che vorrebbero o continuare la pratica degli sport che facevano in Ucraina o che vorrebbero intraprenderne di nuovi. La procedura per il rilascio del codice fiscale non prevede casi d’emergenza e così servirebbero dei pediatri che rilascino i certificati di idoneità. Alcune società accettano i bambini anche senza, ma non lo potranno fare a lungo”.

Lidya illustra un altro problema, quello del cambio valuta: “C’è chi già esce dai confini con i dollari o chi cambia la hryvnia negli stati confinanti. Arrivano con i dollari da convertire in euro, ma le banche si rifiutano perché non sono titolari di un conto corrente: servirebbe un istituto disponibile a semplificare l’operazione”.

Per ospitare chi arriva a Trento, si è attivata una rete di solidarietà spontanea composta sia da privati che da hotel che coordinati dall’associazione, danno ospitalità a rotazione. “ Io e i miei tre figli - spiega Antonina che ha lasciato il marito in Ucraina a causa dell’arruolamento obbligatorio - siamo ospiti dell’Hotel Adige che ci teniamo a ringraziare con tutto il cuore”.

Lo stesso vuol fare Pavlo Malnyk prete ortodosso di 37 anni arrivato con la moglie e quattro figli esentato dal servizio militare obbligatorio perché ha più di tre figli.

“Da venerdì un altro gruppo familiare – prosegue Lidya – è ospite dell’Hotel Vela: i titolari mettono a disposizione alcune stanze a titolo gratuito”.

Chi arriva in Italia ha intenzione di rimanerci? “ Tutti sperano di poter tornare in Ucraina il prima possibile, anche per ricongiungersi con i parenti che non hanno voluto lasciare la loro terra. L’Italia è una soluzione di transito perché non ci sono fondi sufficienti per ospitare i nostri profughi, al momento il punto d’arrivo è la Spagna”.

Come mai arrivano molti bambini soli? “Non tutti i genitori possono lasciare l’Ucraina. Oltre agli uomini anche il personale sanitario è precettato e così li lasciano partire verso quei parenti che già si trovano all’estero. Sarebbe necessario però – conclude Lidya – accelerare anche le pratiche di adozione, specialmente nel cosiddetto caso degli uteri in affitto. Per il momento mamme e figli sono stati messi in sicurezza, ma non si sa fino a quando potranno avere certezze di mantenimento”.

In questo fine settimana le famiglie di Antonina e Pavlo raggiungeranno le nuove destinazioni, lasciando così spazio alle nuove famiglie in arrivo. “Abbiamo messo a disposizione quattro stanze – ci dice Annalisa dello staff dell’Hotel Adige di Mattarello – lo abbiamo deciso dopo che avevamo dato un capannone diventato deposito del materiale in partenza per l’Ucraina. Quando abbiamo saputo che c’erano mamme e figli in arrivo senza un posto dove andare, non ci abbiamo pensato due volte. Personalmente sto aiutando anche le associazioni animaliste che operano in Ucraina perché è giusto aiutare le persone, ma non ci dobbiamo dimenticare degli animali che in questo periodo sono lasciati al loro destino”.













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