I trentini e l’alcol: sempre più i ricoveri Con costi alle stelle

I dati 2012 del ministero: un terzo della popolazione è consumatore a rischio. E il sistema sanitario ne risente


di Matteo Ciangherotti


TRENTO. I trentini continuano a essere i consumatori di alcol a maggior rischio. La maglia nera d'Italia la “indossano” ormai da diversi anni, almeno da quando il sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) ne osserva, annualmente, l'andamento. Se la media nazionale di consumatori a maggior rischio si aggira intorno al 18%, in Trentino oltre un quarto della popolazione, il 29% circa, ha abitudini di consumo alcolico considerate a rischio per la salute (dati Passi 2012).

Ma come e quanto incidono sul sistema sanitario provinciale e regionale queste abitudini a rischio? Una risposta, parziale ma significativa, giunge dalle schede di dimissione ospedaliera (Sdo) che ogni anno il Ministero della Salute pubblica in un rapporto dedicato all'analisi della qualità, dell'efficacia, dell'appropriatezza clinica e organizzativa dell'assistenza ospedaliera. I dati Sdo 2011 indicano un tasso di ospedalizzazione per patologie correlate all'alcol che in Trentino Alto Adige si attesta su valori decisamente oltre i limiti nazionali. La media italiana (gli indicatori vengono calcolati per 100.000 abitanti) è del 36,74 e se la provincia di Trento conta un tasso di ricoveri ospedalieri alcol-correlati medio alto – 44,54 – la provincia di Bolzano fa registrare l'unico numero a tre cifre del panorama nazionale: 114,80. Una vera e propria sproporzione numerica che se da sola non basta a spiegare la portata del problema, certo indica in modo chiaro i costi “esterni” elevati legati al consumo di sostanze alcoliche. I capitoli più consistenti della spesa sanitaria, molto più onerosi di stipendi e personale, riguardano, infatti, i ricoveri e le indagini diagnostiche. Un alto tasso di ospedalizzazione (che coincide anche con un maggior numero di esami e visite mediche) racconta non soltanto l'entità sociale e sanitaria di una determinata patologia, ma è anche un preciso indicatore di quanto quella malattia costi alla collettività.

In Trentino il rilevante consumo di alcol, con il fenomeno del binge drinking (assumere in una singola occasione elevate quantità di bevande alcoliche) in continua crescita specie tra i più giovani (si passa del 14,6% del 2010 al 17% nel 2012), si traduce dunque in un'incidenza patologica significativa che determina più ricoveri e maggior spesa sanitaria. Ogni anno, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sarebbero attribuibili, direttamente o indirettamente, al consumo di alcol il 10% di tutte le malattie, il 10% di tutti i tumori, il 63% delle cirrosi epatiche, il 41% degli omicidi, il 45% di tutti gli incidenti, il 9% delle invalidità e delle malattie croniche.

Complessivamente, circa il 10% dei ricoveri e l’8% dei decessi sono correlati all'alcol (considerando anche gli incidenti stradali) e oltre il 6,8% di tutte le disabilità registrate in un anno può essere attribuito all'alcol, compresi i casi di demenza. Dietro i numeri si nasconde un disagio sociale e relazionale forte e non è un caso che i tassi di ospedalizzazione alcol-correlati coincidano, in parte, con i dati sui consumi alcolici.

Le aree del Paese con un più elevato consumo alcolico definito a rischio (Nord Est in particolare) presentano anche un tasso di ricoveri più elevato. Oltre al Trentino e all'Alto Adige, c'è il Friuli al 58,18 e la Val d'Aosta al 79,24. Sono le abitudini di “accesso” all'alcol a essersi modificate profondamente, passando da un modello tradizionale, basato sulla consuetudine sociale di consumare vino durante i pasti con frequenza giornaliera (“i nostri nonni!”), a un vero e proprio sballo fondato sul tutto e subito: le serate alcoliche dei “nostri giovani” che ogni anno si arricchiscono di nuovi metodi per arrivare il prima possibile allo sballo alcolico le cui conseguenze sulla collettività e sul sistema sanitario nazionale hanno conseguenze che si misurano a lungo termine.

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