EMERGENZA IMMIGRAZIONE

I sindaci a Zeni: «Non abbiamo alloggi per i profughi»

Le resistenze dei Comuni alla richiesta di accoglienza fatta dalla Provincia Gianmoena: «Piccole quote per Comunità, dobbiamo fare tutti la nostra parte»


di Chiara Bert


TRENTO. Il neoassessore Luca Zeni si è detto fiducioso in vista del suo incontro di domani con i presidenti delle Comunità di valle sul tema dell’accoglienza dei profughi, dopo che il ministero ha aumentato il contingente del Trentino da 727 a 810 richiedenti asilo. La tappa successiva di Zeni saranno una serie di incontri sui territori con le conferenze dei sindaci. Ed è lì che si testerà se il nuovo assessore riuscirà ad ottenere più disponibilità di quanto non abbia ricevuto l’ex assessora Donata Borgonovo Re.

Perché al di là di generiche dichiarazioni d’intenti, le resistenze si avvertono tutte. «Rispetto la posizione di Zeni - dice il sindaco di Tione Mattia Gottardi (centrodestra) - ma già a suo tempo quando la richiesta fu fatta dall’ex assessora Borgonovo Re, le Giudicarie avevano già risposto che sul nostro territorio non ci sono strutture pubbliche disponibili. Tione sicuramente non ne possiede, quindi che il contingente per il Trentino sia aumentato o no, la situazione non è cambiata. Se poi l’assessore ci chiedesse di fare gli immobiliaristi, mi sembrerebbe incoerente. Speriamo invece che con Zeni possa ripartire una concertazione sugli ospedali periferici, che per noi sono in cima all’agenda».

Sta alla finestra anche il sindaco (civico) di Pergine Roberto Oss Emer: «Tutti dobbiamo fare la nostra parte compatibilmente con le disponibilità, il Comune di Pergine non ha spazi pubblici per ospitare i profughi, non li abbiamo nemmeno per aiutare la nostra gente in difficoltà. Anzi, sarebbe gravissimo se un Comune avesse alloggi vuoti in un momento di emergenza casa». «Il riferimento della Provincia non può che essere la Comunità di valle - avverte Oss Emer - vedremo se si riuscirà a trovare qualcosa. Finora gli alloggi sono stati messi a disposizione da privati». Il sindaco di Malé, Bruno Paganini, mette le mani avanti: «Non sarà affatto facile, il problema è che mancano le strutture, non posso certo ospitarli a casa mia. Inoltre per i Comuni, a cui sono già stati tagliati i finanziamenti provinciali, non può essere un aggravio ulteriore». «Che io mi ricordi - prosegue il sindaco - in Comunità non ne abbiamo mai parlato. La verità è che il problema andrebbe gestito diversamente, l’Italia dovrebbe impuntarsi con l’Europa dove tanti Paesi fanno il gioco dei furbi. E allora noi dobbiamo sì essere generosi, ma non stupidi».

Il presidente del Consiglio delle autonomie Paride Gianmoena, che è anche sindaco del piccolo Comune di Varena, non si nasconde le difficoltà: «Va detto che anche Borgonovo Re ha provato a coinvolgere i territori, e i risultati li conosciamo. Io ho suggerito all’assessore Zeni di fare un passaggio in tutte le conferenze dei sindaci, perché alla fine la responsabilità è loro». «Le situazioni cambiano da Comune a Comune - ricorda Gianmoena - ci sono municipi che non hanno proprietà pubbliche, di questo va tenuto conto. Ma tutti dobbiamo fare la nostra parte. Condivido l’approccio di ragionare per territori e di assegnare delle quote alle Comunità di valle. E condivido che ospitare piccoli gruppi è preferibile alle grandi concentrazioni. Come territori continuiamo ad insistere che i servizi vanno decentrati e non accentrati, lo stesso principio deve valere per i profughi. Serve solidarietà anche tra di noi».













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