I servizi comunali nelle coop periferiche 

Siglato un protocollo d’intesa fra Fezzi (Federazione) e Gianmoena (Consorzio): «Sperimentazione al via a Sclemo» 



TRENTO. I punti vendita delle Famiglie Cooperative più lontani, quelli decentrati, di montagna, soffrono. E non da oggi. Spesso e volentieri sono in perdita e se l’unico criterio per tenerli aperti fosse quello economico sarebbero già chiusi da un pezzo, ad alcuni è già successo. Se rimangono in attività è perché la Cooperazione, nonostante la crisi profonda che attraversa, non ha ancora abdicato del tutto, nonostante gli scossoni recenti, alle sue linee guida di servizio alla popolazione. Se poi ci si mette che con le fusioni comunali molte frazioni sono ancora più distanti di prima dal centro principale, le difficoltà nell’accedere ai servizi da parte dei residenti, specialmente se anziani, sono aumentate. Devono essere stati questi i due criteri alla base della collaborazione tra Federazione Trentina della Cooperazione e Consorzio del Comuni che ha portato ieri, nella sede di via Segantini, alla firma di un protocollo d’intesa tra i due presidenti, Mauro Fezzi e Paride Gianmoena, perché nei punti vendita delle Famiglie Cooperative più decentrati vengano “offerti” anche servizi comunali, ma non solo. Quali è ancora tutto da definire. Per intanto, dalla Commissione europea è arrivato il riconoscimento Sieg (Servizi di interesse economico generale) anche per le Famiglie Cooperative e si partirà, in via sperimentale, a breve, tra qualche settimana, a Sclemo, frazione di Stenico e a Brione, che fa parte del Comune di Borgo Chiese, entrambe municipalità giudicariesi. “Saranno servizi aggiuntivi per garantire la sopravvivenza ai piccoli punti vendita. – ha sottolineato il presidente Fezzi – Penso si tratti di un momento di innovazione per la cooperazione di consumo, un esempio di cooperazione di comunità”.

“Chi vive nelle valli, in frazioni lontane – ha affermato Gianmoena – ha diritto agli stessi servizi di chi vive nei centri più grossi o in città. E per fare questo sono necessarie sinergie e idee nuove”. C’è poi da aggiungere che per le Famiglie Cooperative ci saranno anche dei ritorni economici, magari non eclatanti (attraverso accordi con i Comuni per i quali si svolgerà il servizio), ma che contribuiranno a far respirare i magri bilanci, come ha sottolineato Michele Pernisi, presidente della Famiglia Cooperativa valle del Chiese. Quali saranno effettivamente i servizi offerti è tutt’ora in discussione e sarà il risultato anche di un confronto tra le amministrazioni coinvolte e i residenti nelle frazioni. Potrebbero essere servizi a “bassa soglia”, diciamo così, come di altri che necessitano di un minimo di formazione del personale dei punti vendita. Ad esempio, un residente, dopo essersi recato nel centro principale (dove ha la sede il Comune), per richiedere dei documenti, potrebbe poi andare a ritirarli alla Famiglia Cooperativa, senza doversi sobbarcare qualche altro chilometro di montagna. Lo stesso potrebbe essere per la consegna dei farmaci o per le pratiche Imi.(pa.pi.)













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