I reperti archeologici «sfrattano» l’isola ecologica

San Martino, il ritrovamento dei muretti (forse medievali) costringe a trovare un nuovo posto per lo scarico di rifiuti


di Paolo Piffer


TRENTO. L’isola ecologica per i rifiuti prevista in San Martino, tra Torre Verde e le scuole Sanzio, dovrà essere realizzata in un'altra zona del quartiere a causa dei reperti archeologici scoperti nelle scorse settimane durante i lavori di scavo eseguiti da Dolomiti Energia. Lo conferma Melchiore Redolfi, presidente della Circoscrizione Centro storico-Piedicastello. «Eh sì - afferma – Però non so ancora dove potrà trovar posto. Decideremo più avanti. Per ora l’unica cosa certa è che lì l’isola ecologica non ci può stare». Il perché è presto detto da Franco Nicolis, direttore dell’Ufficio beni archeologici della Provincia. «Ciò che è stato trovato - sottolinea - è materiale molto interessante che stiamo già studiando, di sicuro interesse e quindi da tutelare».

Nel corso degli scavi sono stati infatti rinvenuti un paio di muretti perpendicolari all’asse stradale, posizionati uno di fronte all’altro e che dovrebbero risalire, anche se gli accertamenti sono ancora in corso, all’epoca medioevale e appartenere quindi alla cinta muraria della città. Un altro muretto, invece, questa volta parallelo alla strada, pochi metri più a nord, risalirebbe all’epoca romana. Si ipotizza che si tratti di “rimasugli” di un’abitazione, o di una bottega o di un’attività produttiva. E assai interessante è ritenuto il materiale rinvenuto attorno al pezzo di muro romano che risale alla metà del I° secolo dopo Cristo: lacerti di ceramiche e frammenti bronzei. Reperti, questi ultimi, già asportati dalla zona di scavo per essere studiati e restaurati. I pezzi di mura, stando in pratica in mezzo ad una strada, verranno invece mappati, protetti con dei teli appositi e poi ricoperti.

Lì rimarranno e, contestualmente, come è logico prevedere, non potranno convivere, se non altro per ragioni di spazio, con l’isola ecologica per la quale si dovrà trovare un’altra localizzazione. Come spesso capita nelle città storiche, e in Italia è ben difficile non trovarne, quando si scava qualcosa si può trovare, anche di parecchio interessante, come in questo caso. Nell’antica Tridentum la cinta muraria partiva all’incirca da Torre Vanga, percorreva i cortili interni dove adesso c’è la facoltà di giurisprudenza, girava e tagliava a metà piazza Duomo per proseguire in piazza Lodron e piazza Battisti. Con l’ampliamento del borgo in epoca medioevale, a più largo raggio anche le mura, dette vanghiate, dal nome del vescovo Federico Vanga che iniziò a farle costruire. Mura che vennero poi demolite a partire dal 1816. La cinta prende il via proprio da Torre Vanga prosegue in via Prepositura e via Tommaso Gar, dove c’è ancora porta Santa Maria Margherita, girava dietro sociologia e arrivava in via Borsieri e lungo via degli Orti, dove sono ancora visibili. Da piazza Fiera le mura risalivano via S. Francesco, via Venezia, via Dietro le Mura (si vedono ancora) fino alla Torre dell’Aquila. Un tratto finale partiva dall’ultimo torrione del Buonconsiglio per giungere in Torre Verde, proprio in San Martino dove alcuni pezzi sono tornati alla luce in queste settimane.

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