sanità

I patrimoni ai raggi x: la rivolta dei medici

L’Azienda sanitaria recepisce la nuova normativa sulla trasparenza dei dirigenti La Cisl: «Grave attacco alla privacy, siamo pronti anche allo sciopero generale»


di Chiara Bert


TRENTO. «Recepimento di un obbligo di legge» per l’Azienda sanitaria. «Un grave attacco alla privacy dei dirigenti medici» secondo la Cisl che sta valutando lo stato di agitazione, preludio allo sciopero generale. Un anno e mezzo dopo la bufera scoppiata sul regolamento che chiedeva ai dipendenti di comunicare all’Azienda le attività svolte al di fuori dell’attività professionale, si apre un nuovo fronte di scontro, questa volta sulle nuove norme sulla trasparenza che interessano anche la dirigenza medica.

La lettera del direttore dell’Area sviluppo organizzativo Paolo Federici è del 19 ottobre, inviata a tutti i primari e ai medici che hanno responsabilità apicali (dirigenti di area professionale, tecnica e amministrativa): il 23 giugno - informa - è entrato in vigore il decreto legislativo 97/2016 che ha esteso ai titolari di incarichi dirigenziali (inclusi quelli conferiti discrezionalmente dall’organo di indirizzo politico senza selezione pubblica) gli obblighi di trasparenza su redditi e patrimoni che prima riguardavano solo gli organi politici. Entro il 18 novembre i dirigenti medici sono sollecitati a presentare all’Azienda: la dichiarazione sulle proprietà di beni mobili e immobili, sulle azioni e le quote di partecipazione possedute, l’esercizio di funzioni di amministratore o di sindaco di società; la copia dell’ultima dichiarazione dei redditi.

In entrambi i casi i medesimi dati vanno forniti anche per il coniuge e i parenti entro il secondo grado, vale a genitori, nonni, figli, nipoti e fratelli, evidenziando in caso di mancato consenso alla pubblicazione. Per chi non comunicherà le informazioni, o lo farà in modo incompleto, è prevista una sanzione che va da 500 a 10 mila euro.

La reazione degli interessati non si è fatta attendere. «Ho ricevuto 60 lettere in un giorno di medici imbufaliti», fa sapere il segretario della Cisl medici Nicola Paoli, «non esiste che l’Azienda equipari un dirigente medico ospedaliero che ha superato un regolare concorso ad un titolare di incarico politico nominato, e pretenda addirittura i dati sul patrimonio della moglie. C’è qualcuno che si domanda se siamo uno stato liberale o un regime, tenuto presente anche i carichi di lavoro a cui sono soggetti i nostri medici e alla mobilità che viene effettuata senza la preventiva volontà del dirigente. Cosa cambia sulla nostra professionalità se il padre di un medico ha comprato casa? Tutto ciò sembra un'azione da Grande Fratello».

In attesa di un incontro a giorni con i sindacati, il direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon chiarisce: «Per noi è un obbligo di legge, i dirigenti medici sono stati assimilati agli altri dirigenti della pubblica amministrazione. Entro il 23 dicembre abbiamo l’obbligo di pubblicare i dati ma non lo faremo fino a quando non saranno chiariti alcuni aspetti ancora in discussione a livello nazionale». La rivolta dei medici? «Contestino il legislatore, non noi. Per l’Azienda è un adempimento in più tra tante cose da fare».

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