I Paesi europei  e la lotta  al traffico di droga 

Irene Pollini si è laureata con una tesi sulle politiche Ue contro il traffico di stupefacenti e la tossicodipendenza  


di Martina Bridi


TRENTO. Con la tesi “Il diritto e le politiche dell’Unione europea in materia di sostanze stupefacenti”, Irene Pollini si è laureata lo scorso anno in Giurisprudenza. Ora sta facendo il tirocinio formativo di un anno e mezzo presso il Tribunale di Brescia nella sezione gip/gup. Prossimo obiettivo: sostenere il concorso da magistrato.

Irene, come hai maturato l’idea di scrivere una tesi su questo argomento?

“Durante il mio tirocinio presso la Rappresentanza Permanente d'Italia alle Organizzazioni Internazionali, fatto a Vienna tra gennaio e maggio 2016, si sono tenuti i lavori preparatori per la Conferenza Generale che ha poi avuto luogo a New York. Mi è venuto spontaneo domandarmi su quale base i singoli Paesi dell'Unione europea agissero in blocco, mi sono chiesta se ci fosse e in che cosa consistesse il substrato comune che avvicinava legislazioni nazionali tra loro molto diverse. In occasione di tali conferenze sono venuta a contatto anche con diverse ong che cercavano di focalizzare l'attenzione sui problemi di sanità pubblica correlati al consumo di stupefacenti”.

Qual è l’obiettivo del tuo elaborato?

“Valutare quale sia, ad oggi, il grado di coordinamento raggiunto tra Unione europea e Stati membri ai fini del contrasto al fenomeno della droga e in che termini l’intervento dell’Unione possa rappresentare un valore aggiunto rispetto alle singole politiche nazionali in tale materia”.

Esiste una “politica europea” in materia di droga?

“Non è possibile parlare di una vera e propria competenza dell’Unione in tale ambito, anche se l’idea di una “politica europea” in materia di sostanze stupefacenti ha alimentato il dibattito comunitario sin dagli anni Ottanta, quando, i problemi correlati al consumo e al traffico illecito di stupefacenti sono emersi come preoccupazione comune agli Stati membri”.

Come si è evoluta la politica in materia di sostanze stupefacenti?

“In un primo momento hanno visto la luce iniziative di carattere intergovernativo riguardanti la cooperazione doganale e di polizia per lo più finalizzata alla lotta contro il narcotraffico. E’ poi con l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, nel 1993, che l’Unione europea si è dotata di una base giuridica che le ha consentito di intervenire direttamente in ambiti strettamente correlati alle sostanze stupefacenti, sia sotto il profilo di lotta al traffico illecito che di prevenzione della tossicodipendenza”.

Come si sviluppa la tua tesi?

“Ho ricostruito la disciplina dell’Unione europea concernente le sostanze stupefacenti secondo una prospettiva storica. Successivamente ho trattato il tema della lotta contro il traffico illecito di stupefacenti, da un lato quale oggetto delle strategie di armonizzazione positiva finalizzate al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia penale e dall’altro lato quale oggetto di interpretazione da parte della Corte di giustizia dell’Ue, chiamata a valutare se, e in quale misura, la lotta al narcotraffico possa rientrare tra i motivi che giustificano deroghe alle libertà fondamentali del mercato interno e della cittadinanza europea. Infine ho analizzato l’azione dell’Unione nell’ambito della sanità pubblica, considerato che sin dall’entrata in vigore del Trattato di Maastricht la tossicodipendenza è stata espressamente individuata tra i grandi flagelli che minacciavano la tutela della salute umana, giustificando così un intervento comunitario diretto, innanzitutto, alla prevenzione”.













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