la ricerca

I nostri giovani a rischio privacy

Internet è utilizzato male e passivamente. La colpa? E’ dei genitori



TRENTO. A Trento, sabato, è stata presentata un’interessante ricerca del prof. Marino Livolsi, ordinario di scienze e tecnologie della comunicazione all’Università Vita salute San Raffaele di Milano, dal titolo “Media e minori, politiche sociali per un utilizzo consapevole delle vecchie e nuove tecnologie mediali”. Uno studio che, oltre a dimostrare come i nostri giovani siano quelli che si avvicino più tardi a internet, rispetto al resto dell’Europa, spiega anche come lo facciano in maniera poco consapevole. In particolare primeggiano, nel panorama europeo, nell’uso dei social network come Facebook, ma con una bassissima percezione dei rischi: e il pericolo maggiore è quello derivante dalla tendenza ad affidare la propria immagine alla rete nei profili, raccontandosi e mostrandosi senza privacy e consapevolezza delle conseguenze. Un utilizzo passivo che li espone ai notevoli rischi e che è accentuato dalla scarsa competenza dei genitori che non sono in grado di accompagnare i figli attraverso i veri rischi derivanti dalla sempre più quotidiana e intensa frequentazione della rete da parte dei figli anche tramite i cellulari e gli smartphone, gelosamente custoditi dai minori perché chiave di accesso alla rete senza “il bisogno di chiedere il permesso”. Il professore di Sociologia di Trento, Carlo Buzzi, analizzando la ricerca di Livosi, ha individuato nei nuovi media gli strumenti che più esaltano le tre principali tendenze culturali emergenti nei minori. La prima è il “presentismo”, per cui non esiste più passato ed è inutile programmare il futuro anche prossimo. La seconda è il “relativismo valoriale”: non ci si comporta ovunque allo stesso modo, ma si cambia atteggiamento e approccio a seconda degli ambiti esperienziali(qualcosa di analogo avviene nelle varie finestre aperte nel mondo digitale, perché in word non si scrive come in una chat). Infine la “reversibilità delle scelte” che non sono più sentite come definitive (possono essere annullate con un semplice reset). L’incontro s’è concluso con una tavola rotonda alla quale ha partecipato Filippi Lacci, presidente del coordinamento nazionale Corecom. La conclusione è stata che si dovrebbe affidare, proprio al Corecom, una potestà di concertazione tra scuole, associazioni dei genitori ed educative, perché assumano una responsabilità forte nei confronti degli adolescenti. Serve maggiore consapevolezza, a tutti i livelli.













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