I costi per cambiare il climasono eccessivi? Falso

Al Festival dell'Economia una giuria di studenti universitari vota al termine dei dibattiti. Il tema in discussione era la sostenibilità economica delle azioni per frenare i cambiamenti climatici causati dall'inquinamento



TRENTO. Agire per frenare il cambiamento climatico costa troppo? Su questa domanda da un milione di dollari, come si sarebbe detto un tempo, hanno discusso ieri al Festival i più importanti esperti del settore.
Se per alcuni professori lo sforzo non vale la pena, dal momento che l’obiettivo di ridurre il surriscaldamento del pianeta è talmente costoso da risultare impossibile, per gli studenti dell’università di Trento e dell’Aquila occorre fare ogni tentativo per cercare di raggiungere l’obiettivo. Gli studenti sono intervenuti nell’ambito del nuovo format del Festival che è stato chiamato «Vero o falso?».

Ricco di spunti il confronto fra Carlo Carraro, rettore della Cà Foscari di Venezia, e Robert Pindyck del Mit di Boston, moderato dal corrispondente dagli Stati Uniti di Repubblica, Federico Rampini. Il nuovo format del festival dell’Economia è stato inaugurato con un dibattito sul tema "I costi di un’azione preventiva contro il cambiamento climatico sono eccessivi?”.

L’intenzione di questa nuova proposta è quella di offrire ai presenti l’opportunità di verificare una tesi in maniera per così dire imparziale, scientifica. «Un esercizio di igiene dell’informazione che in definitiva fa bene alla nostra democrazia», ha sottolineato Rampini. Lo schema prevede prima la presentazione di una serie di dati di sintesi sul problema, affidata in quest’occasione a Marzio Galeotti, ordinario di Economia dell’ambiente, poi l’esposizione di due tesi, una a favore e l’altra contraria all’assunto di partenza.

Carraro, in particolare, ha spiegato che l’obiettivo di Copenaghen di contenere in 2 gradi l’aumento della temperatura media rispetto all’era preindustriale non è realistico. Anche i 2 gradi e mezzo auspicati da molti li considera molto difficili da raggiungere. Pindyck è stato di parere opposto. Alla fine gli studenti hanno preferito la sua tesi.

La discussione verteva sulle azioni di mitigazione delle emissioni di Co2 (indicativamente, del 20%), ovvero dei cosiddetti gas serra, responsabili del cambiamento climatico. Fare qualcosa per frenare i cambiamenti climatici significa spendere troppo, oggi, per ottenere dei benefici comunque incerti in futuro? Carraro ha spiegato che, per contenere le emissioni, si dovrebbero limitare al massimo i movimenti.

Ad esempio tutti dovremmo emettere in un anno l’equivalente di 0,3 tonnellate di carbonio, l’equivalente di un solo viaggio di andata per New York. Rampini ci ha scherzato su, ma non troppo: «Lunedì devo essere a New York, se non ci vado, perderei il lavoro. Per me un costo insostenibile»













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