I Boso e il pesce in motocarrozzetta

La storia della famiglia il cui cognome è legato alla vendita di trote e branzini, passando fra lutti e grandi intuizioni


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. E’ stata una donna fortissima Tullia Pallaver (1914-1999) Vedova già nel 1937 con un figlio, Francesco (1936), di sei mesi da tirar su, con il commercio nel sangue e con l’aiuto di Riccardo Chiogna, successivo compagno di vita, ma soprattutto per l’intraprendenza del figlio, gradatamente ha messo le fondamenta del piccolo impero trentino del pesce («Boso»), realizzato in pieno da Francesco e proseguito dalle figlie.

Il suocero di Tullia, un Boso di cui non si sa il nome, un cromer tesino che vendeva – pare - le prime macchine per cucire, morì nel Voralberg in Austria. Di lui la moglie e i figli Ernesto, Elvira, Iolanda, Santina, Brigida (le prime due sposate e vissute in Svizzera, le altre due sposate e vissute in Piemonte, tutte scomparse) hanno saputo soltanto che è stato rapinato e ucciso in Austria durante uno dei suoi “pellegrinaggi” da cromer. Null’altro. Mai trovata una sua sepoltura.

Dunque, Tullia, ragazza, pedalava da Roncafort verso la città tutte le mattine con la bici a portare nei ristoranti e in qualche bottega frutta e verdura. Ernesto, che lavorava come orologiaio da Casagrande all’angolo di via San Pietro e via San Marco (ora Tomasi) l’aveva “puntata” un paio di volte senza alcun risultato. Anche secondo Ernesto a mali estremi estremi rimedi e così le era andato addosso con la sua bici. A quel punto, dopo le lamentele della “vittima”, sono nati amore, matrimonio e, purtroppo, anche il dolore perché Ernesto di lì a poco tempo dopo, malato di cuore, è morto. Oltre a lasciare una vedova e un orfano Ernesto era venuto a mancare come mandolinista al quartetto musicale “Lux” con esibizione perfino alla corte imperiale viennese. In quel complesso suonava anche il famosissimo maestro di chitarra Cesare Lutzenberg. Tullia, vedova, non si scoraggia, operaia alla Caproni, finita la guerra, all’inizio degli anni ’50 assieme al compagno Riccardo e progressivamente con il figlio Francesco gira con una motocarrozzetta le valli del Trentino a vendere il pesce acquistato alle prime luci dell’alba Chioggia. Gli affari vanno bene e così i “tre” possono aprire un negozio a Gardolo. Francesco ha nel dna il commercio mettendo a riposo la mamma e pilotando lui stesso tutte le iniziative di famiglia tra cui quella serale rubando le ore al sonno di venditore di gelati confezionati (Eldorado, Befana, Delizioso) e quella di oste con l’allora trattoria Roncafort, ora “Il Merendero”. Gli dà una consistente mano anche un cugino, Augusto (1924-1982) figlio di una zia morta di parto, una vocazione da frate venuta poi a mancare e grande esperto di pittura. Un primo colpo grosso di Francesco è il laboratorio di bagnatura di stoccafisso e il secondo è il matrimonio con Anna Rinner, altoatesina, con cui in Vespa e Moto Ape fa il commercio ambulante. Nasce nel 1959 Luana che si sposerà con Carlo avendo i figli Moira e Loris. I quattro lavorano nell’azienda che nel frattempo è diventata appunto un autentico polo ittico. Nel 1966 nasce Daniela che con Giancarlo ha i figli Veronica e Luca. Tranne Luca, informatico che comunque dà una mano in azienda, i tre lavorano con suocero e nonno.













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