I 5 Stelle: «Siamo noi il vero cambiamento»

Il programma: abolizione delle partecipate, stop ai contributi alle imprese e azzeramento Irap. Autobus gratis, no ai finanziamenti alla scuola privata


di Chiara Bert


TRENTO. Basta tagli ai servizi pubblici, via i finanziamenti alle scuole private (oltre 12 milioni all’anno), trasporto pubblico gratuito, no alla sanità integrativa. Ancora: abolizione delle società partecipate e delle Comunità di valle, no al Not e alla Tav del Brennero, sì invece al potenziamento degli ospedali di valle. Infine: eliminazione dei contributi alle imprese, «420 milioni di euro l’anno di aiuti clientelari», in cambio dell’azzeramento dell’Irap per tutti, aziende e professionisti, restituendo alle imprese anche un terzo delle tasse dirette versate in Provincia. Ecco il programma dei 5 Stelle, presentato ieri mattina alla Locanda Mezzolago sul lago di Caldonazzo. Una trentina di pagine per dare il segno della rottura con il passato e il presente del governo in Trentino.

Avversari bocciati. «Siamo noi l’unica vera forza del cambiamento», incalza il candidato presidente Filippo Degasperi, «gli altri sono il già visto». Da un lato il centrosinistra di Ugo Rossi, «che ha portato avanti una politica fallimentare, negli ultimi 5 anni la disoccupazione è passata dal 3,3 al 6,2%, la cassa integrazione è quintuplicata, il fatturato delle imprese e la domanda interna sono calati». Dall’altra la coalizione delle civiche di Diego Mosna, «i transfughi» li definisce Degasperi. E attacca Grisenti e i suoi, che una settimana fa si sono presentati con le sciarpe arancioni per annunciare una rivoluzione alla Timoshenko: «Si presentano come il nuovo e hanno tra loro chi ha governato in Provincia per vent’anni. Assurdo».

Conferenza stampa insolita in una domenica di sole settembrino in riva al lago di Caldonazzo, in una locanda scelta perché qui lavora chi è uscito dalla comunità di recupero di San Patrignano. Una mezza festa con candidati e militanti ed esponenti romani: insieme al deputato trentino Riccardo Fraccaro sono arrivati l’ex capogruppo del M5S al Senato Vito Crimi, che sabato era a Bolzano, e i deputati Riccardo Nuti (già capogruppo alla Camera) e Francesca Businarolo.

M5S al 10% nei sondaggi. Degasperi parte dai dati dei sondaggi che accreditano il movimento tra il 9 e il 10%, voti dimezzati rispetto all’exploit delle politiche quando raggiunse il 20%: «Ma alle provinciali cambia tutto, bisogna andare a conquistare ogni voto. Noi partiamo da zero e arrivare al 10% sarebbe un risultato stratosferico». Annuisce Fraccaro: «A febbraio abbiamo preso il voto di protesta di chi è schifato dalla politica. Poi siamo calati, ora siamo in rialzo e oggi chi ci dà il consenso è più consapevole. Sa chi siamo, sa che non siamo quelli che promettono di restituire l’Imu».

Servizi pubblici. La nostra parola d’ordine - scandisce la capolista Manuela Bottamedi - è «basta tagli lineari ai servizi pubblici». «La nostra agenda rivoluzionaria parte dai beni comuni, sanità, scuola, ambiente, cultura, trasporti, energia. Noi vogliamo servizi pubblici e gratuiti, per questo proponiamo di abolire i finanziamenti alle scuole private, oltre 12 milioni di euro all’anno, e di tornare a investire sulla scuola pubblica. E per questo diciamo no alla sanità integrativa».

Autobus gratuiti. Tra le proposte forti del programma c’è il trasporto pubblico senza tariffa, con l’obiettivo di abbattere del 40% il traffico privato e i relativi costi. «Una proposta sostenibile», spiega Paolo Vergnano, uno dei candidati alle provinciali.

Contributi e Irap. Sul versante economico il cambio di paradigma dei 5 Stelle prevede di cancellare i circa 420 milioni di contributi l’anno alle imprese, «che molto spesso sono finiti ad aziende amiche degli amministratori politici», diminuendo invece la pressione fiscale, ovvero azzerare l’Irap per tutte le imprese e i professionisti (circa 170 milioni, «significa un risparmio di circa 1000 euro per ogni dipendente», ricorda Cristiano Zanella), restituire un terzo delle imposte dirette versate dalle aziende in Trentino, infine portare al minimo l’addizionale Irpef. «I trentini da almeno vent’anni vivono in una Provincia che ha addomesticato, soffocato e controllato il tessuto sociale e produttivo».

Abolire le Comunità di valle. I 5 Stelle le bollano come «inutile carrozzone fonte di sprechi enormi e strumento di clientelismo elettorale». «Abbiamo l’assurdità di assemblee di 99 componenti - attacca Degasperi - le Comunità sono organi privi di competenze e ipertrofici che hanno provocato fori conflitti». Il M5S propone di cancellarle e di trasferire le compentenze alle Unioni e alle associazioni volontarie di Comuni, con incentivi alla fusione dei Comuni più piccoli. Per ora un auspicio senza previsione di obblighi, nel Trentino dei 217 municipi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano