salute

Guardia medica sguarnita in piena notte

Famiglia di Trento racconta: tutti i medici fuori per visite, impossibile avere la ricetta di un farmaco per nostro figlio malato



TRENTO. Il servizio di Guardia medica sguarnito per almeno una quarantina di minuti, in piena notte. Con una segretaria telefonica ad avvisare che non c’è nessuno perché tutti fuori per interventi. E con lo stesso messaggio registrato che invita a contattare il 118 per eventuali urgenze. Una situazione che anche alcuni dirigenti medici dell'Azienda sanitaria, contattati informalmente, definiscono «inverosimile». Eppure è esattamente quanto è avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì, a cavallo delle 2 di notte: un episodio segnalato anche all’assessora provinciale alla salute Donata Borgonovo Re (vedi a fianco) che sta ora cercando di ricostruire l’accaduto e rimediare per il futuro. Perché, racconta al Trentino chi quella notte si è ritrovato a provare e riprovare a quel numero di telefono, lo 0461.904298 della Guardia medica di via Orsi, di vero e proprio disservizio si è trattato. Un disservizio ancora più incomprensibile se si considera che da anni l’Azienda sanitaria invita l’intera popolazione a rivolgersi al proprio medico di base o alla Guardia medica invece di precipitarsi immediatamente al pronto soccorso, intasandolo, con gravi disagi per tutti, operatori e utenti. Mentre martedì notte tutto sembrava costringere a rivolgersi proprio al pronto soccorso, benché non vi fossero gli estremi per farlo.

Protagonista della vicenda, suo malgrado, una famiglia di Trento con un bambino malato: nulla di troppo grave, una delle classiche malattie virali dei bambini, in questo caso però particolarmente fastidiosa perché causa di pustole e prurito su gran parte del corpo che, al piccolo, rendevano impossibile addormentarsi. Tanto che all’1.34 di notte i genitori del bambino, di neppure due anni e in quel momento sveglio come non mai (ma che normalmente alle 20.30 crolla regolarmente), decidono di contattare il pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Santa Chiara. I cui operatori consigliano di provare con un certo farmaco, che la madre del bambino conosce bene perché già utilizzato per i fratelli maggiori del piccolo, in occasione della stessa malattia. Ma purtroppo in casa quel farmaco non c’è più, gettato via proprio pochi giorni prima perché scaduto. Serve dunque la ricetta. Così il pronto soccorso: «Dovreste venire qui con il bambino, gliela facciamo noi». La madre: «Ma non è così grave da pronto soccorso, ho già visto questa malattia con gli altri miei figli: è solo che si gratta e non dorme. E poi, uscire con il bambino adesso, in piena notte...». «Provi a contattare la farmacia di turno, forse glielo danno comunque», consigliano dall’ospedale. Ma il tentativo non va a buon fine: giustamente il farmacista spiega che senza ricetta non può assumersi alcuna responsabilità e che serve la prescrizione della Guardia medica. Siamo più o meno attorno all’1.40.

Va bene, proviamo, si dicono padre e madre. E qui parte una lunghissima serie di tentativi: sempre la stessa segreteria telefonica e l’incomprensibile invito a contattare il 118. Ma perché la telefonata non viene girata in automatico al cellulare di uno degli operatori della Guardia medica?, si chiedono i due genitori, che alla fine provano comunque a contattare il 118 (sapendo che non è certo la struttura che può fornire la ricetta del farmaco), ma per spiegare la situazione. «Come non c’è nessuno? Di solito sono in cinque, perché sono usciti tutti?», è la reazione dell’operatore del 118, che rivela pure di non avere a disposizione i numeri di cellulare dei sanitari di turno quella notte alla Guardia medica. In realtà, come poi verificato dal Trentino, il servizio notturno ne prevede la presenza di tre, non cinque: comunque sia, martedì notte erano tutti contemporaneamente fuori sede, nessuno ad aspettare il rientro di almeno un collega prima di uscire a sua volta, come invece sembrerebbe logico. Passano i minuti e a quell’ora, con un bimbo di neppure due anni sveglio come un grillo e “drogato” dalla grattarola (oltre che dall’adrenalina), il nervosismo cresce. Tanto che parte anche una telefonata in questura, per segnalare l’episodio: chissà che non possa ipotizzarsi l’interruzione di pubblico servizio. Poi altri tentativi alla Guardia medica, senza risultato. Un’altra telefonata al Pronto soccorso pediatrico, per spiegare anche a loro la situazione. E ancora un nuovo tentativo con il farmacista di turno: tutto inutile, deve essere la Guardia medica a stilare la ricetta per quel farmaco. Già, ma la Guardia medica non c’è, non risponde, è irreperibile. Finalmente, all’ennesimo tentativo, una voce prende il posto della segreteria: «Buonasera, Guardia medica». «Finalmente, è da una vita che proviamo». «Eh, siamo appena rientrati...».

Ricapitolando: dall’1.40 alle 2.20 circa Guardia medica irreperibile. Sempre che non fossero usciti tutti già da molto prima: allora l’irreperibilità sarebbe stata addirittura più lunga. «Per fortuna non era nulla di grave - commentano i due genitori - ma è incomprensibile: a meno che l’Azienda sanitaria non voglia spingere i cittadini a rivolgersi al pronto soccorso per incassare il ticket». «Vicenda inverosimile» è il parere di due dirigenti medici della stessa Azienda. Secondo i quali «non esiste» che il servizio di Guardia medica possa essere lasciato sguarnito così a lungo in piena notte. Una grana in più insomma per il direttore generale Flor e l’assessora Borgonovo Re.

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