politica

Gruppi consiliari, spese per 1,1 milioni

Finanziamenti salvi dopo la bocciatura della riforma costituzionale al referendum. Il record è del Patt con 266 mila euro


di Chiara Bert


TRENTO. Il consiglio provinciale e quello regionale erano già corsi per tempo ai ripari per aggirare l’ostacolo, ma non è servito. La riforma costituzionale targata Renzi-Boschi aveva previsto - tra le altre cose - lo stop ai finanziamenti ai gruppi politici presenti nei consigli regionali: niente più rimborsi o trasferimenti a carico della finanza pubblica. Un tentativo - per molti sbagliato - di rispondere agli scandali delle spese pazze scoppiati - accanto a quelli dei vitalizi d’oro - in varie Regioni.

Come si sa il 4 dicembre scorso la riforma è stata sonoramente bocciata al referendum e i finanziamenti ai gruppi sono sopravvissuti. Si tratta di una cifra importante, nel 2016 nelle casse dei gruppi del consiglio provinciale di Trento sono entrati 1,2 milioni di euro che - sommati ai fondi di cassa dei bilanci precedenti - portano la disponibilità complessiva a 1,6 milioni. Le spese dell’anno scorso ammontano a 1 milione 137 mila euro.

I dati sono contenuti nei rendiconti esaminati dalla sezione di controllo della Corte dei conti (che ne ha dichiarato la regolarità) e pubblicati sull’ultimo Bollettino della Regione. Scorrendo le cifre dei gruppi, si scopre che ad aver speso di più è il gruppo del Patt, che oggi conta sei consiglieri ma prima dell’espulsione di Kaswalder e l’autosospensione di Baratter ne aveva 8: nel 2016 ha registrato uscite per 266 mila euro a fronte di 276 mila euro di entrate dal consiglio provinciale (229 mila euro per il personale e 47 mila euro per le spese di funzionamento): la voce più pesante è naturalmente quella del personale (117 mila euro di spesa più 96 mila euro di ritenute fiscali e previdenziali), seguita da 20 mila euro di spese per consulenze, studi e incarichi.

Al secondo posto si piazza il Pd (il gruppo più consistente con 9 consiglieri) che nel 2016 ha incassato 277 mila euro e ne ha spesi 222 mila, ma considerando gli avanzi ha a disposizione 386 mila euro: per il personale la spesa è stata di 101 mila euro (più 90 mila di tasse), solo 3422 euro per consulenze mentre sono 7366 gli euro spesi di telefono. Il terzo posto (146 mila euro di spese) spetta alla Civica Trentina (2 soli consiglieri) che ha speso più di quanto ha incassato nel 2016 (120 mila euro) e ha investito 8 mila euro in comunicazione. Seguono l’Upt (134 mila euro) e poi - distaccati - Progetto Trentino, il Gruppo Misto (3 consiglieri nel 2016 prima di «acquisire» Baratter e Kaswalder). Infine ci sono i gruppi formati da un solo consigliere (Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Forza Italia, Amministrare il Trentino) che viaggiano tra i 47 e i 48 mila euro di spesa in un anno (il record per il personale va a Forza Italia, con 33 mila euro, seguito dai 5 Stelle con 28 mila euro). Chiude la classifica la Ual (Union autonomista ladina) con 22 mila euro di uscite (12900 euro di spese di personale). Non tutto ciò che entra viene speso: c’è chi riesce a risparmiare e a formarsi un gruzzolo più o meno consistente. Il Pd, per esempio, a fine anno aveva un fondo di cassa di 164 mila euro, il Patt di 108 mila euro, l’Upt di 32 mila.

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