Governo Lega-M5S, Fraccaro in pole 

Il deputato dei 5 Stelle nel totoministri. E de Bertoldi (Fratelli d’Italia) spiega le condizioni per la fiducia all’esecutivo



TRENTO. Ieri primo vertice a Roma tra Salvini e Di Maio per definire i nomi della squadra di un governo Lega-M5S e scongiurare le elezioni anticipate. E se i due leader ricoprirebbero il ruolo di ministri le ipotesi sono Interno per il primo, Esteri per il secondo), la trattativa si fa più complicata per il nome del premier e, soprattutto, per la quadra sul programma. Salvini e Di Maio si sono dati tempo fino a lunedì, ma i commenti al vertice di ieri sono improntati all’ottimismo. Se l’accordo sul nome del premier che accontenti i due partiti vincitori delle elezioni del 4 marzo non sarà facile, nel toto ministriri rispunta il nome di Riccardo Fraccaro, deputato del M5S fedelissimo del leader Di Maio. Il parlamentare che nella precedente legislatura, con l’incarico di presidente dell’Ufficio di presidenza, si è distinto per la battaglia per tagliare i costi della politica, ed attualmente riveste il ruolo di questore della Camera, era stato indicato da Di Maio in campagna elettorale come la persona giusta per ricoprire la carica di ministro dei rapporti con il Parlamento, anche se ora spunta anche l’ipotesi del ministero per lo sviluppo.

Se fosse varato il governo giallo - verde, insomma, il Trentino ha forti probabilità di essere rappresentato dal capolista dei 5 Stelle sul proporzionale. Fraccaro non fa parte del team che sta definendo partnership e programma. Sul reddito di cittadinanza, flat tax e rapporti con l’Europa, le posizioni sono distanti. Berlusconi, facendo un passo a lato, ha dato il via alla trattativa, mentre il terzo alleato, il partito di Giorgia Meloni pone delle condizioni per il suo sostegno al futuro governo. È il senatore Andrea de Bertoldi, rappresentante di Fratelli d’Italia nella coalizione di centrodestra trentina, a riferire la posizione del partito. «Pur ribadendo che il presidente Mattarella - commenta de Bertoldi - avrebbe dovuto assegnare l’incarico ad un esponente del centro destra, perché è stata la coalizione vincente, la posizione emersa è che l’appoggio di Fratelli d’Italia dipenderà dal nome del premier e dal sostegno ad alcuni punti irrinunciabili del nostro programma. Noi siamo contro accordi sottobanco e siamo tuttora convinti che la soluzione migliore sarebbe stata un governo di minoranza, come è stato più volte nella storia della Repubblica, che poteva trovare appoggio in Parlamento su un programma definito. Così non è stato e consideriamo la scelta di Mattarella uno sgarbo istituzionale». Una nota ufficiale di Giorgia Meloni ha chiarito quali sono i no e i sì, condizioni per sostenere il governo: «No alla patrimoniale e a qualsiasi introduzione di nuove tasse; allo ius soli; alla possibilità dell'adozione per coppie dello stesso sesso. Sì alla Flat Tax immediata al 15%; al blocco dell'immigrazione; all'aumento del 15% delle risorse per il comparto difesa e sicurezza; all'incremento dei militari nei luoghi a rischio; a destinare il 50% di investimenti in nuove infrastrutture al Mezzogiorno». (sa.m.)

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