Gli studenti indisciplinati? A lavorare

Il progetto del Tambosi: chi viene sospeso è a disposizione del Comune


Mara Deimichei


TRENTO. Uno sbaglio (o una furbata) possono servire per imparare qualcosa di nuovo e magari capire che studiare può essere una scelta certo utile ma anche comoda. Succede con «Sbagliando s'impara» il progetto che vede coinvolti l'istituto Tambosi e il Comune. Il primo ci mette gli studenti - quelli che vengono sospesi - e il secondo offre lavori che potremmo definire «socialmente utili». Un esperimento che sta dando risultati positivi e che potrebbe essere aperto ad altre realtà scolastiche. Il punto di partenza potrebbe essere così riassunto. In moltissimi casi le sanzioni disciplinari che nascono da comportamenti scorretti da parte degli studenti, non sono molto efficaci. Anzi, la sospensione potrebbe essere vissuta come l'opportunità di stare a casa qualche giorno in più e di non dover così frequentare le lezioni.

È in seno a questo ragionamento che il Tambosi ha elaborato un progetto che ha poi trovato l'appoggio del Comune di Trento e che da due anni va avanti senza problemi e regalando anche qualche soddisfazione.  «Il progetto non riguarda tutte le sospensioni - spiega il professor Stefano Leitempergher che al Tambosi insegna italiano e che è coordinatore dell'iniziativa - ma solo quelle superano i tre giorni. E comunque viene sempre chiesta l'autorizzazione alla famiglia». Lo scorso anno scolastico sono stati cinque gli alunni «spediti» fra serre, biblioteche e vigili urbani. E anche quest'anno (ma la scuola non è ancora finita) siamo a quota cinque. Ma cosa fanno questi ragazzi? «Sono di fatto a disposizione del Comune che decide in che servizio farli lavorare a seconda delle necessità. E così - spiega ancora Leitempergher - c'è chi è andato al servizio parchi e giardini, chi è stato affidato ai vigili urbani e chi infine ha lavorato all'interno della biblioteca».

I ragazzi vengono istruiti sulle norme antinfortunistiche e quindi inziano l'attività. «Sono sempre seguiti - spiega il docente - anche perchè si tratta nella maggior pate dei casi di minorenni. E imparano anche che nel mondo del lavoro le regole sono delle certezze che devono essere rispettate. Penso ad esempio agli orari. Se a scuola si arriva in ritardo si può potare la giustificazione, al lavoro no, vieni richiamato, e giustamente questo succede anche con i nostri ragazzi».

Alla fine dell'esperienza gli studenti devono fare delle relazioni e il giudizio di tutti è positivo e pare che la parentsi «lavorativa» sia servita anche per capire che la scuola non è poi così male. «Forse è presto per tirare le somme - conclude Leitempergher - ma direi che è positivo anche l'effetto sul comportamento a scuola. Direi che tutti i ragazzi che a causa di una sospensione sono andati a lavorare qualche giorno, hanno migliorato il comportamento fra i banchi».  E perché erano stati sospesi? Le cause sono diverse: c'è chi ha avuto un comportameno aggressivo nei confronti di un compagno e chi aveva falsificato le firme sulle giustificazione. C'è anche chi la firma falsa l'ha apposta in fondo alla pagellina. E sono più maschi che femmine a finire nei guai: 8 a 2. Fino ad ora.













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