la storia

«Gestire un albergo è come calcare il palcoscenico»

Annalisa Facincani ha esordito con la danza, per poi rilevare l'attività di famiglia all'Hotel Adige di Mattarello. Dove sfilano anche i vip


Daniele Peretti


TRENTO. Per l’ex danzatrice classica Annalisa Facincani coordinare l’hotel di famiglia è come tornare a calcare il palcoscenico: «Ogni giorno non è uguale al precedente, non si sa mai chi andrai ad incontrare e nella gestione complessiva ci vedo molto di artistico. Insomma, alla fine non che sia poi cambiato molto».

Lei è nata a Riva del Garda e, ironia della sorte, si è diplomata all’istituto alberghiero.

Chiariamo subito nessun sogno, nessun segno del destino, ma la scelta fu fatta per il semplice motivo che la scuola era a un centinaio di metri da casa e per i miei genitori che hanno sempre avuto negozi di antiquariato, non dovermi gestire era una grande comodità.

Invece la passione per la danza?

Sempre avuta e studiata parallelamente alla scuola che una volta conclusa ho potuto finalmente seguirla a tempo pieno.

Con l’appoggio dei suoi?

Assolutamente no, ho sempre avuto tutti contro contro. L’essere ballerina non è vista come una professione, anzi è proprio sottovalutata e considerata più come un gioco piuttosto che un lavoro.

Lei però non si ferma: scuole, corsi, stage e tutto quanto poteva servire per formarsi.

Ho studiato presso Dance and Dance ed a parte i successi personali, ho sempre fatto quello che più mi piace: insegnare e formare. Molti dei miei ballerini sono diventati professionisti, qualcuno è entrato anche alla Scala e l’ho fatto nel posto che più amo al mondo: il Lago di Garda.

Dove era conosciuta per il suo Studio di Danza Annalisa.

Aperto nel 2007 era uno dei più grandi d’Italia con 4 sale da 120 metri quadrati l’una, 400 iscritti e 14 insegnanti. Qui ho insegnato tra le altre cose anche pilates.

Cosa lega la danza al pilates?

Il fatto che il pilates altro non è che una forma di riscaldamento per i ballerini e ha anche delle valenze curative. L’ho scoperto e ho imparato a insegnarlo molto prima che diventasse una moda.

Una vita di successo che improvvisamente abbandona e cambia radicalmente, perché?

Come si usa dire «dove c’è Gigi c’è Parigi» e alla fine a comandare tutto è il cuore. Ho lasciato tutto per amore e per marcato senso della famiglia. Quando il mio compagno mi ha proposto di completare la gestione familiare dell’Hotel Adige insieme ai suoi figli non ho avuto dubbi.

Questa volta i suoi come l’hanno presa?

Mio padre che purtroppo se ne è andato da poco, quando glielo disse «Finalmente te me dè una bella notizia».

Si è rimessa in discussione.

Proprio così, ho sfidato me stessa.

Ha incontrato persone famose?

I più recenti sono stati Tony Effe, Wanna Marchi e Thiago Motta, l’allenatore del Bologna che si è fermato per due giorni. Prima ancora Teo Teocoli, Baglioni e Diletta Leotta tra i più re.

Chi l’ha messa in difficoltà?

La Salemi con la quale abbiamo avuto un pessimo avvio, ma poi quando se ne è andata mi ha detto che si era trovata benissimo.

Racconti.

Si è arrabbiata perché non ha trovato il letto all’italiana, ma preparato col piumino come del resto si fa in tutto l’Alto Adige. Se il cliente ce lo chiede al momento della prenotazione lo prepariamo, senza indicazioni no. La Salemi mi disse che era una cosa inaccettabile e che lei nel suo resort ha solo letti all’italiana. In dieci minuti era pronto, ma lei era imbufalita.

Ma il letto all’italiana cos’è?

Lenzuolo e coperta, senza piumino o trapunte.

L’Hotel Adige è un punto di riferimento anche per le società sportive, basket e calcio in particolare, qualche aneddoto?

La differenza la si vede a tavola. I giocatori di basket mangiano quello che ordinano e non vogliono altro. Quelli di calcio esigono la tavola imbandita di tutto il possibile, ma per il solo gusto di buttare via perché alla fine anche loro mangiano solo le cose che hanno ordinato. Capricci.

A proposito, per lo spreco alimentare cosa fate?

Tutto quanto è possibile, ma purtroppo per quanto va in tavola non ci sono alternative, si butta. Però aderiamo a tutte le iniziative che ci vengono proposte.

Un altro aspetto comune con la danza?

L’organizzazione di eventi. Anniversari, compleanni, capodanno mi piace tantissimo organizzarli ed è come allestire uno spettacolo, poi c’è un altro punto in comune.

Quale?

Ai miei ballerini come al mio staff che oggi è composto da 25 collaboratori, dico la stessa cosa: non si va in scena oppure in sala solo per se stessi, ma per gli altri ed il successo arriva solo se si è uniti e reciprocamente ci si aiuta. Alla fine sono due mondi diversi, ma che hanno le stesse basi.

Il suo settore si lamenta per la mancanza di personale.

Per me a mancare non sono i candidati, ma la loro preparazione. La scuola non li prepara assolutamente al lavoro, ma crea persone professionalmente preparate, ma che quando impattano col mondo del lavoro non reggono l’urto. Dedico molto tempo alla formazione del personale, ma quando ho un nuovo assunto devo prima di tutto lavorare a livello psicologico e convincerlo che la soluzione del problema non è abbandonare, ma non mollare e confermarsi.

Al futuro cosa chiede?

Che mi mantenga la felicità che adesso vivo, lavorando con una gestione familiare di successo. Di fatto si vive di progetti, se no che vita sarebbe? Mi piacerebbe valorizzare il quarto piano dell’hotel che è uno dei pochi che può contare su una terrazza panoramica su tutta la Valle dell’Adige. Dovremo decidere cosa fare se creare un ristorante panoramico che nelle serate estive potrebbe diventare uno spazio aperto; trasferire la spa pensandola magari con delle vetrate per non oscurare il panorama o fare un piano di suite.

Soddisfatta del presente che è già futuro, ma del passato cosa le è rimasto ?

La voglia di Riva e del lago, dove almeno due giorni alla settimana sento il bisogno di tornare. Mi ricarico e sono pronta ad affrontare anche gli impegni di lavoro più duri.

 













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