Spettacolo per la scuola

Gender, arriva lo show delle polemiche

 Al Cuminetti la storia di un bambino che non sa scegliere se essere uomo oppure donna


di Francesca Quattromani


TRENTO. «Fa’afafine, mi chiamo Alex e sono un dinosauro» arriverà anche a Trento, il 6 marzo al teatro Cuminetti e fa già discutere. Lo spettacolo racconta la storia di un bambino di 8 anni che proprio non sa scegliere se essere un bambino o una bambina. Allora lui sceglie di essere un giorno l'uno un giorno l'altro.

In una parola Alex è un Fa’afafine, una persona che non sente di appartenere nè all’uno nè all’altro sesso: sceglie di non scegliere.Parliamo di un terzo sesso che, anticamente, a Samoa, non veniva giudicato, ma veniva ugualmente rispettato. Uno spettacolo “gender” che, in tempi più moderni rispetto ai quali il termine nacque, viene giudicato, pesato, criticato, discusso sulla pubblica piazza e poi, infine, immancabilmente osannato.

E’ successo a Merano, dove mercoledì scorso 15 minuti di applausi hanno cancellato dibattiti che ha coinvolto famiglie e politica per giorni. Da vedere che cosa accadrà a Trento. L’associazione Evita Peron, parte femminile di Forza Nuova, soppesa la protesta mentre già critica la scelta del Centro Servizi Culturali Santa Chiara, che lo spettacolo lo porta a teatro, per le scuole. La direzione del Centro sostiene una scelta che non ha certo bisogno di essere difesa, perché lo spettacolo «è bello e sviluppa più di un tema aperto», in questi tempi tanto difficili per i ragazzi.

E poi c’è la politica, quella in attesa che l’ aula adotti quanto inserito in finanziaria. Si tratta della mozione del consigliere Borga che chiede il rispetto di quanto deciso dall’aula non molto tempo fa: quando la scuola affronta i temi del gender i genitori devono essere informati. Se ne doveva parlare ieri, ma la mozione è slittata. Fa’afafine è tratto dal libro di Lori Duron “Raising my Rainbow” (Il mio bellissimo arcobaleno), ed è più che abituato ad essere giudicato.

Ha fatto il giro d’ Italia ed è stato accolto con umori contrastanti, prima della prima. Alla fine della rappresentazione però, tanti i ragazzi che si sentivano un po’ Alex, non per quella scelta di non scegliere, quel non sapere, a otto anni dichiarati, se voler essere un bambino oppure una bambina, ma perché tutti, come Alex, avevano affrontato molti dei problemi narrati.

Il rapporto non sempre facile con la famiglia, la difficoltà della comunicazione, a volte con gli adulti a volte con gli stessi compagni e poi il confronto con l’altro, non sempre facile e non sempre civilissimo. E allora, benvenuti nel mondo di Alex: quella stanza che non ha confini con il mare, le montagne, il sole e la luna. Dopo le polemiche in Alto Adige vedremo cosa succederà in Trentino.













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