«Fugatti venga a conoscere le nostre storie» 

Dopo l’annunciata riforma dell’accoglienza, viaggio alla residenza Fersina: dove i profughi ancora non sanno dei tagli


di Fabio Peterlongo


TRENTO. «Fugatti venga a conoscere i nostri ragazzi e i nostri operatori. Ci confrontiamo tutti i giorni con un'umanità sofferente: la politica non crei un ambiente ostile».

Paolo Facinelli, responsabile della Residenza Fersina e direttore della cooperativa Kaleidoscopio, ha lanciato un appello al presidente della Provincia perché prenda contatto con i richiedenti asilo ospiti della struttura di via al Desert. Le decisioni della giunta hanno messo in discussione le politiche di accoglienza e integrazione portate avanti da due anni e mezzo dalla rete di cooperative sociali e da Cinformi: si è arrivati alla cancellazione dei corsi di italiano, dei seminari sul mondo del lavoro e del percorso di ricollocamento diffuso sul territorio dei richiedenti-asilo. «Non ci siamo limitati a fornire un tetto e da mangiare a queste persone che fuggono da condizioni di grande sofferenza - ha spiegato Facinelli - ma abbiamo cercato di dare gli strumenti per costruire un'integrazione. Chiaramente tutto questo ha dei costi, ma l'intero ammontare del progetto è costato l'equivalente di un caffè a settimana per ogni famiglia trentina».

Tra le certezze, c'è la chiusura della struttura di Marco, i cui ospiti saranno spostati presso la Fersina. La prospettiva non sembra preoccupare troppo Facinelli a livello gestionale, ma solleva comunque delle criticità: «Nei momenti di maggiore crisi abbiamo ospitato fino a 350 persone. Con i richiedenti-asilo di Marco avremo circa 300 ospiti. Ma il problema è che togliendo la possibilità di essere ricollocati sul territorio si toglie a queste persone gran parte della speranza di una vita normale. Questo potrà generare delle tensioni».

Ai richiedenti asilo non è stato ancora comunicato che questa parte del progetto non esiste più, mentre si sono già accorti della scomparsa dei corsi di italiano. La notizia non tarderà a circolare, in ogni caso. Facinelli riflette: «Chi, conoscendo direttamente le condizioni di partenza di queste persone, potrebbe usare l'espressione “la pacchia è finita”? Nessuno». Uno spiraglio di speranza per gli operatori arriva dalla proposta del sindaco Andreatta che vorrebbe sostenere i costi dei corsi di italiano. Ma Facinelli, pur accogliendo favorevolmente la possibilità, dubita che si possa realizzare senza l'ok della Provincia: «Il centrodestra ha già risposto che il Comune può fare quello che vuole ma senza le risorse della Provincia, nemmeno a livello di strutture. E la Residenza Fersina è di proprietà della Provincia». Facinelli ha ipotizzato una “rete” di comuni volenterosi che possano in qualche modo supplire al passo indietro della Provincia. Sulle prospettive occupazionali degli operatori, che potrebbero temere per il loro posto di lavoro, Facinelli ha detto di non avere grossi timori per i prossimi due anni: «I sette o otto dipendenti saranno a breve assorbiti da Croce Rossa. Chiaramente la Residenza Fersina può restare aperta solo se ci sono degli ospiti. Al momento i flussi sono sostanzialmente fermi, con gli ultimi arrivi “via mare” che risalgono all'estate 2017. Il progetto si sta naturalmente asciugando». Quello che preoccupa maggiormente gli operatori è la mancanza da parte della Provincia di un piano alternativo per l'integrazione dei richiedenti-asilo attualmente presenti. Facinelli ha commentato: «In due anni 60 richiedenti asilo hanno preso il diploma di terza media. Queste persone sono qui e noi abbiamo fatto in modo che non restassero parcheggiati a non fare niente. Ma la giunta non sembra offrire soluzioni alternative, se non quello di rendere il Trentino un ambiente “ostile”».













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