Fugatti «chiama» Samaden  «Anche gli spinelli fanno male» 

L’incarico. L’ex direttore di San Patrignano e Sert ingaggiato dal governatore nel progetto rivolto alle scuole «Decenni di disinformazione e di abbandono dei giovani. Vogliamo creare una rete di istituti no drugs»



trento. Un nome ancora non ce l’ha: «Chiamatelo “Disagio giovanile, ma credo che sia sufficientemente chiaro cosa vogliamo fare» spiega il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti. E forse il progetto presentato ieri mattina in piazza Dante potrebbe intitolarsi semplicemente “Guerra alla droga”, vista la ricorrenza dei termini bellici adoperati per l’occasione dal governatore. Una guerra che non vede eserciti, né vere e proprie task-force, ma un «organo incardinato direttamente nella presidenza della Provincia». Un po’ di burocratismo, per indicare però una novità: mai fino ad oggi un governatore aveva avocato a sé un progetto di contrasto al fenomeno della droga.

Alla guida di questo gruppo di lavoro – di cui peraltro finora non sono stati resi noti altri incarichi – è stato chiamato Federico Samaden, attualmente direttore della scuola alberghiera di Rovereto e Levico Terme, ma con un lungo passato (“trent’anni della mia vita”) come responsabile dell’istituto San Patrignano di San Vito e poi del Sert.

A lui la Provincia chiede di costruire un progetto di largo respiro, condiviso da altri enti e associazioni, per diffondere fra i giovani la consapevolezza che la droga («ogni tipo di droga, anche quelle leggere» hanno specificato all’unisono Fugatti e Samaden) fa male e che su questo va creata una cultura alternativa a quella dominante.

Qui Fugatti non ci è andato giù leggero: «Negli ultimi decenni è stata creata ad arte una cultura devastante, anche dai governi nazionali precedenti che hanno via via depenalizzato lo spaccio delle droghe, soprattutto leggere, affermando che non farebbero male, e consentendo ad esempio l’apertura in Italia dei “Cannabis Store”, contro cui il governatore trentino auspica un giro di vite. Per questo, oltre al controllo sul territorio e alla repressione operati in modo splendido dalle forze dell’ordine, abbiamo pensato che fosse necessario intervenire sul lato della cultura e dell’educazione».

L'attività di contrasto allo spaccio di droga, a quanto emerso, si è intensificata nel corso degli ultimi due mesi, con il sequestro di 2,5 chilogrammi di stupefacenti e la denuncia di 55 persone in Trentino, di cui 45 agli arresti e 10 a piede libero.

Federico Samaden, dal canto suo, ringrazia per la fiducia e rilancia entusiasta: «In trent’anni di lavoro a fianco dei ragazzi caduti nel tunnel della droga è la prima volta che vedo un presidente di Provincia volersi occupare in prima persona di questo problema».

Per il momento però siamo all’annuncio del progetto. Tutto rimane ancora da delineare: i dettagli, i contorni, le iniziative, le persone o gli enti che saranno coinvolti. Tra le righe degli interventi di ieri mattina è tuttavia emerso qualcosa. Samaden ad esempio ha parlato della necessità di «una mappatura di tutti coloro che operano nel campo sul territorio, e credo che sia la prima volta che la si realizzi». Ha parlato anche di costruire una sorta di rete di “scuole no drugs”: «Vanno responsabilizzate le scuole su questi argomenti, bisogna creare una rete virtuosa di quegli istituti che metteranno in campo azioni e iniziative efficaci».

Su questo lo stesso Samaden butta già lì un’idea: «I ragazzi potrebbero essere coinvolti in iniziative di manutenzione dell’ambiente naturale. Questo li abitua a farsi carico di chi verrà dopo di loro e quindi anche a vedere sotto una luce diversa la questione delle droghe».

Nessuno naturalmente si aspetta di risolvere un problema così complesso – e di dimensione planetarie – in poco tempo. «Alle spalle – spiega Federico Samaden – abbiamo quarant’anni di diseducazione e di abbandono dei bisogni reali dei nostri ragazzi. Ci vorrà molto tempo per rimediare ai danni causati. Ai ragazzi dobbiamo arrivare con percorsi di senso, un lavoro lungo per restituire ai ragazzi relazioni autentiche».

I prossimi step? «Contatteremo le scuole trentine – spiega Samaden – e le varie realtà che operano nel campo. Per ottenere qualche risultato occorre un’azione collettiva».













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