Frana di Pinè: la Procura indagaDichiarato lo stato di emergenza FOTO

La frana, causata dalle forti piogge dei giorni precedenti, era caduta dal monte Costalta e la Procura intende verificare se l'evento potesse essere evitato, ma si tratta, come viene precisato dalla Procura, di un atto dovuto



TRENTO. Un fascicolo per disastro colposo, contro ignoti, è stato aperto dalla Procura di Trento per la frana che nella notte tra sabato e domenica si abbattuta sulla frazione Campolongo di Baselga di Pinè e ha reso necessario evacuare venti famiglie, per un totale di 53 persone, tuttora fuori casa.

LE FOTO DELLA FRANA

La frana, causata dalle forti piogge dei giorni precedenti, era caduta dal monte Costalta e la Procura intende verificare se l'evento potesse essere evitato, ma si tratta, come viene precisato dalla Procura, di un atto dovuto.

In ogni caso il pm Licia Scagliarini, che si occupa della vicenda, ha in programma oggi un sopralluogo. La Protezione civile provinciale ha chiesto intanto lo stato di calamità naturale, ordinanza al vaglio del vicepresidente della Provincia autonoma, Alberto Pacher.

Stato di emergenza in 7 comuni. Un decreto con cui viene dichiarato lo stato di emergenza in sette Comuni del Trentino, compreso quello colpito dalla frana, è stato firmato nel pomeriggio dal vicepresidente della Provincia autonoma, Alberto Pacher, in luogo del presidente, Lorenzo Dellai, che si trova all'estero.

I danni delle forti piogge degli ultimi giorni della scorsa settimana risultano infatti ingenti non solo sul luogo della frana, dove stamani si è svolta una riunione operativa, nella quale è stato confermato che le persone evacuate potranno iniziare a rientrare nelle proprie abitazioni entro la settimana, fatto salvo l'esito positivo delle verifiche tecniche sulla stabilita' degli edifici investiti dalla colata detritica e la riattivazione dei sottoservizi (acqua, fognature, energia elettrica e gas). La previsione è dei vertici della Protezione civile trentina.

Il decreto per l'emergenza riguarda, oltre a Baselga di Pinè, anche alcuni altri centri del Pinetano e della vicina Valle dei Mocheni, cioè Bedollo, Fierozzo, Segonzano, Sant'Orsola, Palù del Fersina e Frassilongo.

Viene confermata intanto che l'eccezionalità delle piogge di sabato scorso non trova riscontro negli ultimi 200 anni, secondo quanto informa la Provincia, che rende noto come il materiale franato a Campolongo sia valutabile in circa 40.000 m cubi, sparsi su 9,3 ettari di superficie.

Volontari all'opera. A Campolongo anche oggi un centinaio di vigili del fuoco volontari dei distretti di Trento, Rovereto, Giudicarie, Cavalese e Pergine sono all'opera per ripulire scantinati e garage e riportare quanto più in fretta possibile la situazione alla normalità. Sono al lavoro anche il personale dei Bacini montani e i forestali: i primi stanno realizzando un vallo temporaneo (che si conta di ultimare entro venerdì) per scongiurare, in caso di nuove piogge, ulteriori esondazioni in sponda destra del torrente Molinara; i secondi sono impegnati nel taglio delle numerose piante alluvionate. La stima attualizzata dei danni, per Campolongo, ammonta ad almeno 3,5 milioni di euro.

Le altre zone colpite dal maltempo. Per quanto riguarda la situazione in altre località del territorio provinciale, in particolare per le zone della Val Rendena e di Arco, dove la presenza di alcuni campeggi aveva destato qualche preoccupazione, non si segnalano particolari problemi. Dopo l'evacuazione, nella tarda serata di sabato a Frassaniga di Carisolo, di 80 campeggiatori del Gruppo Acli di Mozzo (Bergamo), ospitati nella palestra di Carisolo, le tende sono state allontanate di 40 m. dal fiume Sarca.

Sono invece rientrati nelle proprie tende in località Magnabò di Pinzolo i campeggiatori della Società escursionisti Medesi di Meda (Milano), gli stessi lasceranno il campeggio sabato prossimo. Nessuna evacuazione si è resa necessaria nel campeggio in località Pradi di Arco, dove i vigili del fuoco avevano comunque precauzionalmente chiesto ai gestori, alle 4 del mattino di domenica scorsa, di far uscire gli ospiti dalle tende e di spostare alcune autovetture lontano dal fiume, fino al passaggio del colmo di piena.

Alcuni turisti hanno comunque autonomamente deciso di lasciare la struttura. Stessa cosa vale per il Camping Zoo di Arco.













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