mozione in CONSIGLIO PROVINCIALE

Firmani: più prevenzione per fermare il fenomeno

TRENTO. Per fermare la proliferazione del gioco d’azzardo, e il fenomeno della dipendenza da slot machine e simili, visto che abolire le macchinette non è una via praticabile, non c’è che un modo:...



TRENTO. Per fermare la proliferazione del gioco d’azzardo, e il fenomeno della dipendenza da slot machine e simili, visto che abolire le macchinette non è una via praticabile, non c’è che un modo: prevenire. Come? In molti modi, l’importante è iniziare a occuparsene concretamente. Così la pensa il consigliere provinciale dell’Italia dei valori Bruno Firmani, che ha presentato una mozione in cui elenca alcune delle possibili misure: ad esempio, effettuare delle ricerche che portino ad avere dati precisi sulla ludodipendenza in Trentino. Ma anche avviare «un’efficace attività educativa nei confronti della popolazione locale al fine di ridurre e contrastare le forme patologiche di dipendenza dal gioco» e svolgere «un’efficace e massiccia campagna pubblicitaria di sensibilizzazione ed informazione contro la compulsività e la dipendenza nei confronti del gioco anche attraverso cartelloni pubblicitari e la distribuzione di materiale informativo e gadget». Mentre invece, per inciso, un po’ ovunque campeggiano cartelloni che invitano a giocare (vedi foto). Ancora: «Ove sia possibile, per mezzo dell’apporto dei Comuni, a lato delle slot machines e dei video poker siano posizionati dei cartelli che avvisino l’utente della pericolosità subdola delle macchinette cosiddette “mangia soldi”». Così Firmani nella mozione, in cui cita numerosi esempi di misure del genere prese da diverse amministrazioni locali. Ad esempio quanto realizzato dalla Provincia di Reggio Emilia, che ha promosso la campagna “Chi vince è sempre il banco” sulle fiancate degli autobus. Le vittime del gioco patologico, spiega il consigliere provinciale dell’Idv citando una ricerca Nomisma, non hanno un profilo preciso: «Ma sono molto più a rischio le persone economicamente e socialmente più deboli». Giocano infatti il 47% degli indigenti, mentre il 56% appartengono al ceto medio-basso e addirittura il 66% è disoccupato.

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