«Finti ispettori del gas: la truffa funziona così»

Il racconto di una roveretana: mio padre ingannato, 250 euro per un rilevatore di metano. Dolomiti Reti: non date contanti, chiamate le forze dell’ordine



ROVERETO. Si presentano come “ispettori del gas” e si introducono nelle case degli anziani, riuscendo a convincerli della necessità di installare un apparecchio che rileva le fughe di metano facendoselo pagare 250 euro. È un’organizzazione che agisce ai limiti della legalità, continua a cambiare nome, ma l’indirizzo è sempre lo stesso. Ora si chiama Sos Gas e i venditori si preparano il terreno affiggendo dei cartelli in cui annunciano che nei giorni successivi «nostro personale addetto munito di tesserino di riconoscimento con fotografia Sos Gas passerà per la vostra sicurezza domestica e per l’inserimento pratico del Vocalgas.

Ascoltalo e ti salverà la vita». Una donna racconta la sua esperienza: «Lo scorso novembre hanno venduto a mio padre, un uomo anziano, uno di questi rilevatori, che ha un valore commerciale di 30 euro al massimo, facendoselo pagare ben 250 euro. In quel caso, avvalendoci del diritto di recesso, abbiamo rispedito al mittente l’apparecchio, ma finora non è arrivato alcun rimborso. Persino telefonando ai numeri dell’assistenza clienti non risponde nessuno».

Caso vuole che nei giorni scorsi un agente della Sos Gas si sia presentato a casa della donna, la quale ha chiesto di vedere il tesserino e ha cercato di capire come funziona la truffa, mettendolo alle strette e minacciando di chiamare la polizia. «Mi sono trovata davanti una persona che usciva da anni di disoccupazione, il quale sosteneva di agire per conto di una ditta privata nei limiti della legge, ma è evidente che si tratta di personale addestrato a agire con ambiguità, approfittandosi della credulità degli anziani, in generale molto ligi a leggi e regolamenti. Spaventati dalla prospettiva di essere fuori legge, si affrettano a pagare in contanti, credendo di avere di fronte un agente di Dolomiti Reti e che installare il rilevatore di gas sia un obbligo. È un fenomeno vergognoso e difficilissimo da arginare, perché gli anziani firmano senza rendersi conto un vero e proprio contratto di vendita».

La stessa donna, trovandosi a Trento per lavoro, ha scorto qualche giorno dopo lo stesso agente della Sos Gas uscire da un appartamento del capoluogo. «Ho voluto andare in fondo a questa vicenda e ho chiesto agli inquilini se era passato di lì un sedicente “ispettore del gas”. Che infatti aveva appena piazzato un altro apparecchio per 250 euro, ma per conto di un’altra ditta: il nome non era più Sos Gas, ma l’apparecchio era identico e persino l’indirizzo e il numero di telefono». Dolomiti Reti ha diramato un avviso in cui denuncia che «sedicenti operatori che qualificandosi come collaboratori di Dolomiti Reti richiedono denaro per installare rilevatori di fughe di gas. Con l’obiettivo di tutelare i propri clienti Dolomiti Reti desidera precisare che tale richiesta è ad opera di persone totalmente estranee alla società trentina».

La società informa inoltre che il personale di Dolomiti Reti «non è mai autorizzato a richiedere o ricevere denaro contante e invita i cittadini a richiedere sempre ai tecnici di mostrare il tesserino di riconoscimento e a non consegnare mai denaro». Nel dubbio, conclude Dolomiti Reti, meglio avvisare polizia o carabinieri.

 

 













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