Finanze, accordo vicino Il conto è di 900 milioni

Ieri incontro a Roma. Pronta una bozza di intesa tra Trento, Bolzano e lo Stato Rossi: «Puntiamo a usare le risorse del patto di stabilità e a nuove competenze»


di Chiara Bert


TRENTO. Siamo alla stretta finale della delicata trattativa finanziaria tra le Province di Trento e Bolzano e il governo, che ieri ha compiuto un decisivo passo in avanti. L’accordo è vicino, il testo in fase di stesura, e il governatore trentino Ugo Rossi ieri è rientrato da Roma mantenendo la massima prudenza sui contenuti dell’intesa ma ammettendo al contempo di essere fiducioso sull’esito della partita.

All'incontro di ieri mattina a Palazzo Chigi erano presenti il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, il ministro per gli affari regionali Maria Carmela Lanzetta con il sottosegretario Gianclaudio Bressa, Ugo Rossi, il senatore Svp Karl Zeller e i rappresentanti del ministero dell'economia, mentre il presidente altoatesino Arno Kompatscher, impossibilitato a volare a Roma, è stato in collegamento telefonico.

«Il cantiere è aperto», commenta Rossi rientrando dalla capitale. Non è ancora il tempo degli annunci ma, dice il governatore, «si sta lavorando concretamente su un testo che prevede certo dei sacrifici, perché la realtà è che lo Stato deve garantire i propri saldi finanziari». Bocche rigorosamente cucite sui numeri, ma le indiscrezioni dicono che l’accordo potrebbe chiudersi su una cifra complessiva attorno ai 900 milioni di euro, 350 milioni a testa a carico di ciascuna Provincia più 200 milioni di altre compensazioni.

Il primo obiettivo di Trento e Bolzano è contenere il più possibile i sacrifici rispetto alle richieste iniziali del governo. Il secondo è garantirsi una stabilità dei propri conti nel tempo, per non essere più continuamente esposte ad un’incertezza sui bilanci. E visto che a carico del sistema delle Regioni si parla di un ulteriore aggravio di 3 miliardi nella prossima legge di stabilità, fare un accordo oggi con il governo esenterebbe le due Province da questo ulteriore giro di sacrifici.

Un altro tassello decisivo dell’accordo riguarda la possibilità per Trento e Bolzano di usare le risorse accantonate in questi anni in virtù del patto di stabilità, che ammontano a circa un miliardo di euro da qui al 2017.

Ma dall’intesa Rossi e Kompatscher contano di portare a casa anche qualche norma che ampli le competenze delle due Province e garantisca autonomia rispetto a politiche economiche di contesto per attirare imprese sul territorio.

Si tratta ora di mettere nero su bianco le norme, che dovranno essere tradotte in una modifica dello Statuto di autonomia. «Un’operazione che richiederà ancora qualche giorno di verifica e di limatura, e un ragionamento all’interno della giunta provinciale», spiega il presidente. Ma finalmente c’è la concretezza di un’intesa: «Abbiamo avuto degli interlocutori che insieme alla Ragioneria oggi hanno definito in maniera compiuta la volontà di chiudere un accordo (in due occasioni il sottosegretario Delrio è stato visto ieri consultare personalmente lo Statuto, ndr). È chiaro che hanno manifestato alcune difficoltà dello Stato riguardo all’impatto sui conti pubblici, ma da parte nostra abbiamo prospettato opportune garanzie».

La leva in mano a Trento e Bolzano, nello scambio con lo Stato, è quella dei ricorsi pendenti alla Corte Costituzionale: valore complessivo 6 miliardi, che se accolti metterebbero comunque a rischio i saldi dello Stato. «Ma dobbiamo anche dire chiaramente - conclude Rossi - che le risorse di questi tempi non aumenteranno». Basta ricordare che per risanare i conti pubblici la richiesta di Roma al Trentino, per il 2014, ammonta a 1,4 miliardi. Il 30% del bilancio della Provincia.

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