FESTIVAL ECONOMIA 2011Amartya Sen a Trento: "Connessione tra libertà politica ed economica"

Anteprima del Festival con il premio Nobel indiano al teatro sociale: "Per ridurre il debito pubblico bisogna concentrarsi sulla crescita economica. Per risolvere la disoccupazione dobbiamo noi impegnarci politicamente"
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TRENTO. ''In Italia ci sono da sei giorni, posso avere delle idee, ma non conosco a fondo la realtà. In generale invece posso dire che se vogliamo la riduzione del debito dei Paesi, dobbiamo avere una crescita economica sostanziosa''. Così il premio Nobel per l'economia Amartya Sen, a Trento per l'anteprima del Festival dell'Economia 2011,  ha commentato l'affermazione di Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, sul fatto che l'Italia abbia perduto un decennio in termini di ''mancata competitività e ''mancata crescita''.

''Per la riduzione del debito pubblico - ha spiegato Sen, a Trento per l'anteprima del Festival dell'economia - è necessario considerare tutte le circostanze e le condizioni più favorevoli a tale riduzione, in primis un'elevata crescita economica. Quindi concentrarsi su altri aspetti, come per esempio l'aspetto prettamente finanziario non dico sia errato, perché anche questo gioca un ruolo importante, però non risolve di per sè la cosa''.

''Non hanno perseguito le politiche disastrose che hanno condotto alla crIsi del 2008 altri Paesi''. E' la spiegazione che Amartya Sen ha dato del fatto che i Paesi emergenti siano usciti meglio dalla crisi economica. ''Sono Paesi - ha proseguito - come Cina, India, Brasile e anche Sudafrica. Non hanno condotto politiche come ad esempio quelle del Nordamerica, ma buone politiche. Da indiano - ha aggiunto - ho buoni e frequenti motivi per criticare il mio Governo, ma non questi aspetti''.

''Alcuni hanno puntato tutto sulla crescita economica - ha concluso - e non hanno tentato di pensare che il mercato lasciato a se stesso, con la deregulation, non potesse regolarsi da solo''.

''La disoccupazione è un problema, ma sta a noi impegnarci politicamente per chiedere che venga risolto. Se noi assumiamo una posizione succube e assumiamo che sia un evento naturale, allora non si risolverà nulla'', ha detto il premio Nobel a margine della lectio magistralis tenuta a Trento, per l'anteprima del Festival dell'economia, che si terrà dal 2 al 5 giugno.

''C'è una connessione - ha affermato Sen - tra la libertà politica e quella economica. La prima dà la possibilità di esprimere le nostre opinioni, di fare in modo che vengano ascoltate. E' fondamentale, ma non è una garanzia della libertà economica, nel senso che non basta di per sé. Dipende da quello che le persone vogliono ottenere, dal coinvolgimento, dall'impegno nel richiedere nel dibattito politico anche le altre libertà''.

''L'Italia - ha proseguito il Nobel - ha una lunga tradizione di dibattito e discussione politica, ma alla luce di quello che ho letto e ho visto di recente, forse c'è stata una flessione nella forza di questo dibattito e questo vale anche per la disoccupazione. Per l'Europa è un problema su cui scrissi un saggio vent'anni fa, in cui mi domandavo come potesse essere un problema tollerato. E sugli Stati Uniti allora mi sbagliai: pensai non sarebbero arrivati a tollerarlo, invece, anche se con percentuali inferiori, sta accadendo ed è un dramma peggiore, dal momento che il sistema del welfare Usa non è così forte come in Europa''.













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