IL PROCESSO

Faceva prostituire la moglie e spendeva i soldi alle slot

La ragazza, una 19enne di buona famiglia, aveva guadagnato 80 mila euro Pena inasprita in appello per il marito, condannato a 3 anni e 5 mesi



TRENTO. Avviata alla prostituzione dal marito, con la “scusa” delle difficoltà economiche della giovane coppia. La 19enne trentina, una giovane di buona famiglia, si era innamorata follemente di quell’uomo, un kosovaro di 25 anni, senza nemmeno immaginare cosa la aspettava. Per lei è iniziato un lungo tunnel buio dal quale è uscita solo dopo essersi resa conto che poteva liberarsi dal giogo denunciandolo.

Ieri la Corte d’appello ha inasprito le pene per il marito, accusato di sfruttamento della prostituzione e maltrattamenti: 3 anni e 5 mesi, più 5.000 euro di provvisionale (il danno andrà quantificato in sede civile), contro i 2 anni e 9 mesi, più 5 mila euro di risarcimento, del primo grado. Confermata invece la condanna a un anno per la 27enne peruviana amica e complice del marito, accusata del solo sfruttamento.

La giovane aveva ceduto di fronte alle pressioni del marito, rimasto senza lavoro e con debiti da pagare. Gli incontri avvenivano in un appartamento di un residence di Gardolo, appositamente affittato dal marito, per svolgere la nuova lucrosa attività e accogliere i clienti, “reclutati” con annunci più che espliciti (accompagnati da foto altrettanto hard). In qualche caso la giovanissima schiava veniva anche accompagnata a Verona dove veniva fatta prostituire in strada.

Dopo qualche tempo la ragazza, che era stata isolata all’esterno fino a farle tagliare tutti i ponti con la famiglia, aveva deciso di ribellarsi, anche perché si era accorta che lui sperperava i suoi soldi al gioco. L'uomo però aveva iniziato a picchiarla e minacciarla. La polizia aveva sollevato il velo sulla vicenda grazie ad una meticolosa indagine partita proprio da quegli annunci su internet, che promettevano prestazioni quasi estreme da parte di una ragazza di 19 anni vantata come bellissima e avvenente. Un giorno di novembre gli agenti avevano bussato alla porta dell'appartamento nel residence di Gardolo: aveva aperto lei, la ragazza, vestita solo di biancheria intima. I poliziotti avevano trovato il marito nascosto in una stanza adiacente, per sorvegliare la moglie durante la prestazione sessuale e per proteggerla nel caso di problemi con qualche cliente. Qualche settimana più tardi, la ragazza stessa - difesa dall’avvocato Elena Biaggioni - aveva presentato denuncia contro i suoi aguzzini, ai quali tra l'altro aveva consegnato sempre tutti gli incassi dei dieci mesi di attività: si parlava di un giro di circa 80 mila euro. Ora l’uomo è irreperibile e la moglie ha iniziato una nuova vita: fa la barista.

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