il viaggio

Expo, l’Alto Adige ci supera: piazzetta Trentino semivuota

Allo stand del Sudtirolo si mangiano le specialità locali. Dall’altra solo video e depliant: e i visitatori vanno altrove


di Chiara Bert e Sandra Mattei


TRENTO. Quando si dice che le foto raccontano più di molte parole: guardate le due foto qui a fianco. Quello con tanta gente è lo stand dell’Alto Adige all’Expo di Milano: a metà mattina di un giovedì di settembre la gente è in coda, un po’ per salire sulla scala di legno che porta al piano superiore e consente uno sguardo dall’alto sul Cardo, ma soprattutto per mangiare le prelibatezze in vendita (a prezzi tutt’altro che modici): brezel, segalini speck e formaggio, brioche farcite, strudel, schlutzkrapfen, vin brulè, brulè di mele. Si può mangiare in piedi o seduti ai tavolini. Grandi foto di prati incontaminati e montagne che si stagliano sullo sfondo di un lago affisse lungo l’installazione tutta di legno, a comunicare l’idea (l’emozione?) di una terra.

Poi c’è l’altra foto, quella di piazzetta Trentino, esattamente di fronte all’Alto Adige, a due passi dal Padiglione Italia, tra i più gettonati dell’Expo. Posto prestigioso, alle 11.30 la coda è già di quasi tre ore, ma nessuno fa deviazioni verso lo stand trentino. Qui non si mangia, nemmeno un assaggio. Giovedì era l’ultima giornata della settimana dedicata alla pasta Felicetti, uno dei vanti della gastronomia trentina. Peccato che il tutto si risolva in tre pacchi di pasta tristemente appoggiati su un tavolino pieno di depliants, mentre un video racconta le mele renetta. Non ci siamo arresi e la curiosità ci ha spinti oltre le due belle lastre di dolomia, verso una porta semichiusa. Entriamo ma una gentile hostess ci raggiunge e spiega che trattasi di un’ufficio per lo staff: «Il nostro stand è all’esterno, qui ci sono i prodotti delle varie settimane». Da Astro a Trentingrana, da Cavit a Sottobosco Paoli, sono 15 le aziende che hanno pagato 15 mila euro per alternarsi, una alla settimana, nella vetrina del Trentino. Ieri partiva la settimana di Melinda, e c’è da scommettere (o sperare) che le mele - che non necessitano di essere cucinate - possano essere offerte ai visitatori invece di restare impacchettate. Anche se la Provincia ieri ha fatto sapere che «l’abbinamento tra il Pastificio Felicetti e l’allestimento della Piazzetta Trentino è apparso a tutti molto efficace» e si è registrata «una buona affluenza di visitatori e tanto interesse».

Nella folla che si accalca dentro e fuori i padiglioni, la riflessione sul cibo e l’alimentazione passa in secondo piano, ed Expo finisce per essere una grande fiera dove i Paesi, e le regioni, mettono in mostra i loro prodotti. C’è chi ha investito di più sul pensiero (come la Svizzera e il suo motto, Ce n’è per tutti?) e chi - i più - si è limitato a mettere in vetrina e vendere. Certo la partita tra Trentino e Alto Adige, vicini di casa anche a Milano, la vince il Sudtirolo, e questo fa riflettere in un momento in cui si mettono a confronto le due politiche turistiche.

Ps: La sera, quando il sole cala e l’Expo si accende di luci, tutti corrono ad ammirare l’Albero della vita. Ritorniamo ai “nostri” stand, la coda a quello dell’Alto Adige si è allungata, a quello del Trentino l’unica differenza sono le lastre di marmo animate. Se l’obiettivo era promuovere un territorio, e la sua idea di vita e di alimentazione, sembra un po’ poco.

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