Ex lavoratori di Edil Scavi «Tfr» in ritardo di 6 mesi

I 12 licenziati di fine aprile non hanno ancora visto il trattamento di fine rapporto Formolo (FilleA Cgil): «Se non lo pagano passiamo alle ingiunzioni per via legale»


di Giacomo Eccher


CLES. Edil Scavi Srl, ultimo atto. L'impresa, nata nel 1973 per iniziativa di Luigi Leonardi e della moglie Luciana Fox, ha definitivamente chiuso l'attività e si prepara al concordato preventivo liquidatorio per chiudere per sempre una partita iniziata 40 anni fa.

Lo scorso 24 aprile sono stati licenziati tutti i 12 dipendenti dopo un periodo di cassa integrazione, ma rimangono aperte una serie di vertenze perché gli ormai ex collaboratori a distanza di 6 mesi non hanno ancora percepito il saldo dei salari dei mesi di marzo ed aprile e tanto meno il Tfr. «Ma adesso la pazienza è finita e se l'imprenditore come ha più volte promesso non paga passeremo alle ingiunzioni per via legale: finora, infatti, abbiamo ottenuto solo belle parole e promesse disattese», afferma Antonio Formolo, della Fillea Cgil che con i colleghi della Filca Cisl e Feneal Uil segue passo passo la vicenda. Per mesi, infatti, sembrava che almeno per quanto riguarda le spettanze dei dipendenti, l'Edil Scavi srl potesse chiudere le pendenze ricorrendo a fidi bancari, ipotesi che però a distanza di 6 mesi non si è concretizzata. «E finora non ha nemmeno ancora chiesto il concordato preventivo che avrebbe potuto dare qualche garanzia in più ai lavoratori facendo intervenire il magistrato», afferma ancora Formolo, dopo una visura camerale sulla reale situazione dell'azienda che a Cles ha la sede operativa, ma quella legale è a Milano. Sarà quindi nel capoluogo lombardo che verrà ancorato l'iter di concordato preventivo, una collocazione lontana e nel mare magnum di un tribunale tra i più affollati della Penisola. Un dato questo che va ad accrescere ancora di più la preoccupazione della massa dei creditori non bancari destinatari nei giorni scorsi di un fax della Edil Scavi in cui vengono invitati a soprassedere, almeno in questa fase, dall'intraprendere singole azioni giudiziali e stragiudiziali per recuperare il credito. «Azioni che non porterebbero alcun beneficio alla luce dell'ultima novella della legge fallimentare», è scritto nel fax che invita invece i creditori a trasmettere al legale di fiducia della società una elencazione dei crediti vantati con relativa documentazione di supporto. «Il ricorso al concordato preventivo liquidatorio è finalizzato ad assicurare la “par condicio creditorum” e il massimo vantaggio dei creditori tutelando nello stesso tempo la società dalle singole azioni legali, con costi che andrebbero a scapito degli stessi creditori intaccando le disponibilità residue», è scritto nel fax.

La Edilscavi è una storica impresa di Cles (lo scorso anno ha festeggiato i 40 anni) e la sua cessazione conferma la sofferenza, che dura da alcuni anni, del comparto edilizio, che è fondamentale per l'indotto che sviluppa. A cedere è soprattutto il settore degli appalti pubblici, che con la logica imperante del massimo ribasso finiscono quasi sempre fuori provincia e comunque con margini che non sono remunerativi del lavoro e non premiano la qualità delle imprese e le loro prestazioni.

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