Erbacce e alti cespugli invadono via Maoro

Segnalazione al Trentino di due ciclisti tedeschi: «Che brutto biglietto da visita» Da mesi la zona dietro alla stazione ferroviaria è luogo nel quale regna l’incuria


di Roberto Gerola


PERGINE. Pergine città delle erbacce? E’ vero che l’estate sta per finire, ma c’è ancora qualcuno che lo fa notare in veste di turista.

Un incontro casuale con tre ciclisti provenienti dalla Romantische Strasse e diretti a Bassano. Tappa a Pergine, viale Dante, deviazione via Maoro per poi raggiungere la strada delle Murogne, Pomarol Angi e Canale, Valcanover e via. Gente che il Trentino lo conosce bene (per loro è la quarta o quinta volta che scendono in Valsugana) e che si erano fermati al passaggio a livello di via Maoro con il panorama che si è presentato davanti agli occhi: erbacce e rovi alti un paio di metri, su entrambi i lati della strada, ma anche nello slargo della linea ferroviaria, e in lontananza, appunto tra le erbacce ecco spuntare la stazione-castello della ferrovia.

Non c’è che dire: il biglietto da visita non è proprio tra i migliori. E ben vero che l’estate è sul finire, ma così era due settimane, un mese fa, un mese e mezzo fa, due mesi fa, tre mesi fa. Nulla è cambiato. Le erbacce sono ancora lì a coprire la stazione ferroviaria ed a dare un’immagine di totale incuria nel ripulire, nel tagliare l’erba, nel rendere decorosa l’entrata in Pergine. E’ ben vero che sul lato di viale Dante, l’ingresso della struttura ferrovia-autobus è addobbata di fiori, ma dieci metri più là è un disastro.

A chi competono lo sfalcio dell’erba, la pulizia, la manutenzione? Anche via Maoro che è attraversata dal passaggio a livello a pochi metri dalla stazione è in condizioni pietose. Forse i bordi oltre l’asfalto sono proprietà privata. E il Comune è salvo. Forse l’area tra le sbarre e lungo le rotaie sono area delle Ferrovie o di Trentino Trasporti che ha in gestione anche il vicino centro intermodale. E il Comune è salvo. Ma comunque la situazione non è delle migliori. Anche perché, si parla più che mai di lavori socialmente utili. Ci sono squadre su squadre che puliscono sentieri, tagliano rami, sistemano stradicciole; ci sono “fasce deboli” da far lavorare, ci sono “disoccupati da avviare al lavoro” e poi diverse altre definizioni di soggetti in stato di necessità. Con questi tre ciclisti tedeschi e i loro borsoni appesi alle mega-biciclette, i discorsi sono stati di questo tenore. Appunto, sono anni che arrivano in Valsugana ed evidentemente hanno imparato molte cose su noi. Una segnalazione quindi all’ente pubblico perché provveda.

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