«Equitalia non potrà ignorare il disagio sociale»

Fugatti: la lotta all’evasione si somma alla crisi e al Pil in calo. E Giacomo Santini chiede una urgente correzione di rotta


di Robert Tosin


TRENTO. Il grido di esasperazione si è alzato anche dagli ordini professionali, alle prese con l'intransigenza di Equitalia, la società dell'Agenzia delle entrate che in questi mesi è diventata tristemente oggetto della furia dei contribuenti. «E' comprensibile – dice Maurizio Fugatti, vicepresidente della Lega alla Camera e membro della commissione Finanze – ma la colpa non è certo della società in questione. Le prime avvisaglie del disagio sociale le avevamo avute nel 2009, quando il ministro Tremonti alzò l'asticella della lotta all'evasione. Ora quel disagio è diventato estremo, perché la situazione è disastrosa. Il meccanismo è semplice, nella sua perversione: il governo nel 2011 voleva 12 miliardi dalla lotta all'evasione, quest'anno ne vuole ancora di più perché vuole evitare, a ottobre, l'aumento di due punti dell'Iva. Questa pressione, che potrebbe essere legittima nel tentativo di combattere l'evasione, si va a sommare al calo del Pil e all'aumento delle tasse. E la situazione diventa esasperante per i contribuenti». Equitalia si trova dunque nel mirino, in quanto oggetto visibile di questo infausto incrocio, «ma la società non fa altro che il suo dovere. Il problema non è Equitalia, in effetti, perché dobbiamo considerare che se lo Stato quei soldi non li trova in un modo, li deve pescare altrove. Una riduzione della pressione, dunque, si trasformerà inevitabilmente in un aumento dell'Iva». Qualcosa, ricorda però Fugatti, è stato fatto perché anche a Roma si sono accorti che il disagio sociale è al culmine. «Le ganasce fiscali sono state allentate e la rateizzazione resa molto più elastica. E' stato accolto il mio ordine del giorno per imporre una moratoria di un anno a quelle situazione più a rischio e si sta discutendo la possibilità di ridurre l'aggio di Equitalia (cioè il guadagno che ha la società sugli incassi) dal 9 al 7 per cento».

Se alla Camera si cerca di intervenire con qualche aggiustamento, anche al Senato c’è l’impressione che qualcosa è sfuggito di mano. Giacomo Santini, senatore del Pdl sostenitore tra i primi del governo tecnico di Mario Monti, ammette che qualche cosa non va. «La lotta al sommerso è sacrosanta, ma forse si è utilizzato un metodo un po’ troppo brusco. Si sarebbe dovuto intervenire con il bisturi, ma questo, mi rendo conto, avrebbe comportato un dispendio di tempo. Bisogna modificare il metodo, su questo non c’è dubbio, applicandone uno più soft, che non significa fare sconti, ma evitare di intervenire con l’accetta. Il problema non è Equitalia in sé, ma l’eccessivo potere che è stato dato alla società. Se posso usare una metafora già usata, sono stati sguinzagliati i mastini che vanno a mordere però i polpacci di coloro che sono più esposti e indifesi. La sensazione del disagio attorno a questo tempo è però ben presente in Parlamento e sono convinto che un intervento di ammorbidimento sia senz’altro possibile».

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